wether report

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tyzyanas
00lunedì 17 settembre 2007 22:33
ah,il jazz però alan lo sai che stanotte ho sognato che stavo ad un concerto di miles davis?quel video che mi facesti vedere una volta che mi spiegasti che era il primo brano di "fusion" in assoluto nella storia della musica.ebbene io ero nel pubblico in piedi proprio davanti il palco fra un pubblico sterminato e miles davis che suonava.che impressione cmq vorrei rivederlo quel video per confrontare se differiva o meno dal mio sogno
alanparsonx
00lunedì 17 settembre 2007 23:44
se davvero hai fatto un sogno del genere non posso far altro che invidiarti. hai sognato un evento base della storia della musica. evidentemente ha colpito il tuo subconscio quando lo vedesti. al momento non l' ho a portata di mano, devo trovarlo.
cmq è un video rarissimo: Bitch Brew il titolo. per me è il massimo nel genere.
alanparsonx
00martedì 18 settembre 2007 00:24
sei fortunata: l' ho trovato, era su un altro computer, adesso esce.
tyzyanas
00martedì 18 settembre 2007 07:28
Re:
alanparsonx, 18/09/2007 00.24:

sei fortunata: l' ho trovato, era su un altro computer, adesso esce.



alan ma è tremenda questa musica è un capolavoro di una perfezione unica la sto ascoltando in continuazione e mi fa venire sempre la pelle d'oca addiruttura m itremano le gambe.come ho fatto a vivere per tanti anni senza mai aver sentito opere di genio di tali portata?è davvero il massimo


alanparsonx
00martedì 18 settembre 2007 14:37
Re: Re:
tyzyanas, 18/09/2007 07.28:



alan ma è tremenda questa musica è un capolavoro di una perfezione unica la sto ascoltando in continuazione e mi fa venire sempre la pelle d'oca addiruttura m itremano le gambe.come ho fatto a vivere per tanti anni senza mai aver sentito opere di genio di tali portata?è davvero il massimo





Bitches Brew è stato registrato in soli tre giorni: 19-21 agosto 1969. Sono stati utilizzati diversi strumenti elettronici, come pianoforte e chitarra elettrici, e si discosta dai ritmi abituali del jazz tradizionale, adottando un nuovo stile, fatto di improvvisazioni influenzate dalla musica funk. Secondo i critici questo album ha inaugurato lo stile jazz-rock, appunto come hai ricordato il primo disco in assoluto di "fusion".

Bitches Brew ebbe un grande successo di pubblico, sia tra gli amanti del rock che tra gli appassionati di jazz, anche se molti amanti del jazz tradizionale lo hanno rifiutato. Vendette più di mezzo milione di copie e rappresenta il secondo miglior successo commerciale della storia del jazz dopo Kind of Blue (1959) dello stesso Davis.








alanparsonx
00martedì 18 settembre 2007 14:39
fu composto da Miles Davis - tromba - in collaborazione col fior fiore mondiale dei giganti del jazz:


Wayne Shorter - sax soprano
Bennie Maupin - clarinetto basso
Joe Zawinul - piano elettrico
Larry Young - piano elettrico
Chick Corea - piano elettrico
John McLaughlin - chitarra
Dave Holland - basso
Harvey Brooks - basso
Billy Cobham - batteria
Lenny White - batteria
Jack DeJohnette - batteria
Don Alias - batteria congas
Juma Santos - shaker, congas



alanparsonx
00martedì 18 settembre 2007 14:40
Con BITCHES BREW, Miles Davis aprì un'ennesima porta. Era solito lasciarsi alle spalle il passato. E, a chi gli chiedeva lumi sulle sue svolte artistiche future, rispondeva: Non ci sarà altra tendenza a meno che si tratti di una tendenza che porti fuori della scena. E Bitches Brew lo portò oltre.
Aveva accompagnato (diciottenne) lo sviluppo del bebop accanto ai mostri sacri di Charlie Parker e Dizzy Gillespie; era stato propugnatore dell'estetica cool (lo storico nonetto, da lui guidato, che si esibì nel 1948 al Royal Roost); aveva indicato la strada dell'improvvisazione modale con A KIND OF BLUE (1959); costituì il quintetto più importante degli anni '60 (Herbie Hancock, piano; Ron Carter, contrabbasso; Tony Williams, batteria; Wayne Shorter, sassofonista) che lo preparerà alla svolta elettrica di IN A SILENT WAY (1969).

La sua idea d'arte era brancolare deliberatamente nel buio. Era la potenza del visionario (a guardare le sue foto si rimane ipnotizzati dallo sguardo ammonitore, scrutatore, sciamanico). Spesso non sapeva realmente dove lo avrebbe portato. Spesso pretendeva dai suoi collaboratori qualità empatiche: Non suonare quello che c'è. Suona quello che non c'è. Diceva. E dietro quest'aura di mistero si nascondevano i suoi progetti (che nel suo linguaggio altro non erano che pura improvvisazione, di quella di chi dal caos "organizzato" avrebbe tratto le idee più geniali). E allora, mescolare gli aromi della psichedelia (le registrazioni del disco iniziano il 19 Agosto 1969, lo stesso giorno dell'inizio del festival di Woodstock), quelli del funk (la sua ammirazione verso questo genere fu evocata nella condotta della sezione ritmica di Spanish Key), dell'avanguardia (l'estetica modulare), in un "brodo" dal sapore ancestrale e moderno. Ma, per "condirlo" doveva inventarsi una nuova "ricetta", cambiando.

E così cambiò il suo metodo di lavoro.

Non più parti scritte. Solo accenti qua e là, qualche battuta, qualche giro di basso e su di essi solo improvvisazione. Di quella che fulmina l'istante, rendendolo eterno. Di quella che libera lo spazio sonoro attraversato, verticalmente, dall'utilizzo "nervoso" del registro alto della tromba e di quello basso e minaccioso dal clarone (Pharaoh's Dance).

Cambiò il modo di registrare. Con la collaborazione di Teo Macero, quello che si registrava (in totale circa nove ore di musica poi ridotte ai novanta minuti del disco) non era l'arrivo, ma solo la partenza. Le tecniche di post produzione e le magie dell'editing faranno il resto. I brani originariamente suonati saranno fatti a pezzi; invertite, copiate ed incollate intere sezioni di nastro (la title track).
I tape loop (anelli di nastro magnetico) faranno da sostrato "tellurico" in questo viaggio agli inferi.

Il disco vendette bene. Presto, tutti gridarono al miracolo. Un po' dopo, era un miracolo se qualcuno non lo additasse di tradimento. In pochi, allora, ebbero il coraggio di capire che l'ultima chance il jazz se la giocava in quel modo. In molti, invece, pensarono che il disco rappresentava una concessione inammissibile al rock. Ma di inammissibile c'era solo quest'aporia. Pochi capirono che il jazz stava definitivamente compiendo il suo percorso naturale. Alcuni attraversarono la "porta" aperta, portandosi con sé un'idea vitale e rinnovata sulla musica afro - americana, altri preferirono chiuderla.

Quelli portarono con sé il passato. Che è sempre morte.

I BRANI:

PHARAOH'S DANCE
BITCHES BREW
SPANISH KEY
JOHN McLAUGHLIN
MILES RUN THE VOODOO DOWN
SANCTUARY
alanparsonx
00martedì 18 settembre 2007 14:44
cosa ne pensa "Ondarock"

http://www.ondarock.it/jazz/recensioni/1970_milesdavis.htm

"Ha ancora senso stare qui a parlare di un disco come Bitches Brew? Ha davvero ancora senso chiedersi cosa diavolo abbiano significato per il jazz le jam-sessions di quell’armata Brancaleone, che tra l’agosto del ’69 e gennaio del ’70 registrò questo doppio? Ovvero cosa abbiano significato per il rock? Di sicuro c’è che Miles Davis, nato nel ’26 ad Alton, Illinois, cresciuto a pane e bop, era davvero un gran figlio di puttana!

Noi stiamo qui a farci le stesse domande del cavolo da trenta e passa anni e invece lui ci ha probabilmente gabbato tutti… e continua a farlo, nonostante il diavolo l’abbia finalmente portato via con sé quasi quindici anni fa.

Non ricordo chi e quando, ma ho ancora indelebili nella testa le parole di un vecchio jazzman: “Miles? Oh dio, no no… quando lui entrava nel locale, occhiali neri e coppola mafiosa, tutti, vi dico TUTTI smettevano di suonare gli assolo… paura? Ma no! È che quel gran figlio di puttana, non essendo capace di tirar fuori un assolo tutto suo, copiava ciò che gli capitava a tiro d’orecchi. Copiava e rielaborava…e, dio santo, come rielaborava… cazzo, era Miles! Il jazzman più pericoloso che il demonio abbia messo sulla faccia della terra!!”

Ehi ehi, aspetta… copiava? rielaborava?... Ah, non ce la faccio...

Quando metto su questo disco, mi crescono i capelli alla Karim Abdul-Jabar e, quasi quasi, mi sembra di ritrovarmi in braghe colorate su qualche fottutissima square di Harlem.

Ehi, fratello… passala… e passala! Vai, cristo santo, vai! Yeaaaahh…!!!

Quando in Pharaoa’s Dance, sul quel tappeto ritmico impostato da quel tipo strano di Zawinul che macina chilometri con i controcazzi, ehi porca puttana, ecco che entra Miles e quelle sue notine del cazzo… ti vien voglia di metterti a camminare dinoccolato, come se quei fottutissimi fratelli neri della downtown fossero l’unica possibile evoluzione del popolo nero di mamma Africa, cazzo.

Allora penso alle parole di qualche sapientone sul fatto che Miles non aveva inventato proprio nulla con Bitches Brew, che s’era semplicemente accorto che la musica era cambiata; che da un paio d’anni in giro per il mondo c’era un fratello nero, che veniva dalla terra di Sua “fottutissima” Altezza Reale la Regina d’Inghilterra, che si faceva chiamare Hendrix… Jimi Hendrix. Porca miseria, ragazzi, deve aver pensato Miles, questo la chitarra la fa godere, la fa godere come una cagna in calore… ehi, guarda come le dà fuoco. Ma, cristo d’un dio, da dove cazzo è venuto fuori questo qui?

Lo stesso sapientone, adesso, mi tira fuori anche Sly & the Family Stone e quel loro funk da dio, la voce dei neri metropolitani, i fratelli minori e un po’ dementi di quelli che a Città del Messico ebbero i coglioni di tirar su il pugno. Ma che vuoi che gliene freghi a quelli della politica e delle rivoluzioni quando, vendendo un po’ di quella polverina magica on the corner of the streets, puoi comprare l’auto dei tuoi sogni e portare a spasso quelle strafighe che, altrimenti, a un verme fottuto come te manco lo degnano di uno sguardo. E allora vaffanculo, sapientone del cazzo! Miles della musica aveva compreso l’essenza dello sballo.

Miles ne sapeva parecchio di polverine magiche, eh. Secondo voi da dove vengono fuori quegli squilli di tromba che ti trafiggono quando inizia Bitches Brew? Lo stregone imposta la cerimonia. La faccenda si fa dannatamente seria; quel Corea borbotta con il Fender e Miles chiama tutta l’armata a raccolta. Poi partono tutti, soggiogati dallo stregone. Lui detta e gli altri eseguono; dopo soli 5 minuti, se Miles avesse chiesto loro di darsi fuoco a vicenda, loro lo avrebbero fatto senza esitare. Dove cazzo lo trovi un capo così? Persino quella chitarra acidissima di McLaughlin sembra esserci sempre stata nel jazz.

E Spanish Key? Mi dite quale altro jazzman o rocker avrebbe saputo tirar fuori un ritmo come quello? Ma cosa diavolo ha quel ritmo? Mi fa diventare matto!! Cristo, dico, è un ritmo puntato del cazzo… ma cosa diavolo ha che mi tira fuori le budella e me le fa danzare come le aspidi del Nilo? Ah, quanto mi piacerebbe chiederlo a uno come Robert Wyatt che, nello stesso anno, me lo rifà tale e quale in To Mark Everywhere (The End of an Ear). E anche lì la magia si ripete! Scommetto che musicisti normali passerebbero la vita a cercare un ritmo così, senza mai trovarlo. E invece, questo Miles Davis del cazzo lo trova nella forma più antica di metrica. Era lì da almeno duemila anni e Miles l’ha tirato fuori! Fottuto speleologo del pentagramma! Lui prima ascoltava e poi scavava… e trovava! Prima ti ammazza, poi ti infila le mani nelle viscere ed eccolo lì che ti trova l’oro. Tu, l’oro nelle budella, ce lo avevi da sempre e non te n’eri mai accorto! O tu sei un deficiente o è lui che è un alchimista come pochi ne sono mai nati.

E così, dopo lo scherzo John McLaughlin, Miles finalmente apre le danze macabre del voodoo (Miles Runs the Voodoo Down); non ci sono più scuse, l’Africa è presente in tutto il suo terribile splendore. Il ritmo, le melodie, quel groviglio che solo un incosciente chiamerebbe armonia, esplodono senza ritegno. Adesso tutto diventa dannatamente chiaro: Miles stava solo mescolando e rimescolando in una fetida brodaglia l’Africa americana, quella dei neri spacciatori, dei giocatori di basket, quelli delle sit-com, con l’Africa dei nonni e dei bisnonni che, scesi dalle galee come schiavi in Virginia e nel Mississipi, esorcizzavano la paura del nuovo ignoto con la nostalgia del passato ancestrale in quelle danze demoniache.

La processione si conclude finalmente nella giungla armoniosa di Sanctuary; il limbo orripilante della giungla d’asfalto che ha aperto il trip di Miles e della sua accozzaglia informe lascia il posto al sole nudo e tondo che solo le savane di mamma Africa sanno regalare (sparisce il clarinetto di Maupin, strumento jazz metropolitano da sempre).

Miles, maledetto genio, alla fine sei riuscito a riportare i fratelli neri in seno a mamma Africa; sei riuscito a ripulirli dalla “bastardaggine metropolitana” che ne deformava l’anima da un centinaio d’anni.

Miles… eri proprio un gran figlio di puttana."

alanparsonx
00martedì 18 settembre 2007 14:45
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:15
sarebbe a dir poco sacrilego non scrivere niente anche su gli altri autori di Bichtes Brew.

cominciamo da Wayne Shorter.

Suo padre aveva l'abitudine di ascoltare la radio in casa dopo il rientro dal lavoro. In tale modo Shorter viene, inconsapevolmente, iniziato alla musica jazz: grazie alla trasmissione quotidiana di Martin Block scopre e ascolta Bud Powell, Thelonious Monk, Charlie Parker, Coleman Hawkins, Lester Young e altri musicisti bebop. Inizia a suonare il sassofono verso i 16 anni. Nel 1952 si iscrive alla New York University dove studia per quattro anni.

Dal 1956 al 1958 presta servizio sotto le armi. Durante il servizio militare suona talvolta con Horace Silver. Dopo il congedo entra nell'orchestra di Nat Phipps e poi, nell'estate del 1956, in quella di Maynard Ferguson. Qui incontra per la prima volta Joe Zawinul.

Nel 1959 entra a far parte dell’orchestra di Art Blakey, i Jazz Messengers, in sostituzione di Hank Mobley che aveva abbandonato il gruppo nel corso di una tournée internazionale. Nell’orchestra Shorter inizia presto a distinguersi per le sue capacità di arrangiatore e compositore arrivando a svolgere anche la funzione di direttore musicale.

Nel 1964 entra nel quintetto di Miles Davis dove rimarrà per circa sei anni. In questo periodo si avvicina al sassofono soprano e collaborando con Davis inizia ad interessarsi all'apertura del jazz verso altri generi musicali.

Nel 1971, assieme a Joe Zawinul ed al bassista cecoslovacco Miroslav Vitous, fonda i Weather Report.

Negli anni Ottanta inizia ad incidere e collaborare in campo internazionale con musicisti che non provengono dagli ambienti del jazz come Joni Mitchell, Pino Daniele, Carlos Santana e il gruppo Steely Dan.

Nel 1986 i Weather Report si sciolgono e Shorter, pur riducendo la frequenza dei sui concerti, intraprende la carriera di solista che continua ancora oggi.

É stato recentemente in tournée con Herbie Hancock, il contrabbassista Dave Holland e il batterista Brian Blade. Il gruppo di più recente costituzione (2002) comprende in maniera più o meno stabile Brian Blade, John Patitucci al contrabbasso e Danilo Perez al pianoforte.


Discografia principale come leader
Speak no Evil (Blue Note Records, 1964)
JuJu (Blue Note, 1964)
Night Dreamer (Blue Note, 1964)
Adam's apple (Blue Note, 1965)
The soothsayer (Blue Note, 1965)
Super Nova (Blue Note, 1969)
Odyssey of Iska (Blue Note, 1970)
Native Dancer (Columbia Records, 1974)
Atlantis (Verve Records, 1985)
High life (Polygram Records, 1995)
1+1 (Verve, 1997) – in duetto con Herbie Hancock
High life (Verve, 1995)
Footprints Live! (Verve, 2002)
Alegria (Verve, 2003)





alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:18
Bennie Maupin
Bennie Maupin (nato il 29 agosto 1940) è un sassofonista, flautista e clarinettista jazz statunitense di Detroit.

La notorietà di Maupin deriva dalla sua partecipazione ai gruppi di Herbie Hancock (il sestetto Mwandishi e gli Headhunters) e per aver preso parate all'incisione dell'album di Miles Davis Bitches Brew (che è considerato uno dei primi, se non il primo, album fusion). noltre Maupin ha collaborato con molti altri imporatnti musicisti jazz, e tra questi si ricordano Horace Silver e Roy Haynes, oltre ad aver partecipato a molti album del Meat Beat Manifesto albums. Dotato di uno stile di improvvisazione armonicamente molto ardito e out[1] Maupin ha tuttavia un senso della melodia abbastanza diverso da quello di altri musicisti con tratti stilistici simili (ad esempio Eric Dolphy). Come compositore, crea brevi melodie e canzoni che servono come punto di partenza per vaste costruzioni improvvisative.
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:20
Joe Zawinul
Joe Zawinul, diminutivo di Josef Erich Zawinul, nasce da famiglia con origini ungheresi, ceche e rom a Erberg, quartiere di Vienna. Inizia a suonare il clarinetto, poi all'età di 6 anni riceve in regalo una fisarmonica, che impara a suonare da autodidatta. Studia musica classica, violoncello e pianoforte al conservatorio di Vienna. Nel 1944 per sfuggire ai bombardamenti la sua famiglia si trasferisce in Cecoslovacchia, dove continua a studiare pianoforte. Quando esce in Austria il film Stormy weather ne rimane così affascinato da andare a vederlo più volte. Da quel momento nasce la sua passione per il jazz. Inizia a suonare in trio nelle varie basi americane sparse per l'Europa. Nel 1959 ottiene una borsa di studio presso la Berklee college of music di Boston e si trasferisce negli Stati Uniti. Collabora con Ben Webster, Mark Murphy e soprattutto con Cannonball Adderley, per il quale scrive gli hit Scotch and Water e Mercy, Mercy, Mercy. Nel 1965 fonda il suo primo gruppo con il clarinettista Karl Drevo. Scopre l'Hammond B-3, che all'epoca era uno dei primi tentativi di creare uno strumento in grado di sintetizzare il suono.

Nel 1968 avviene l'incontro con Miles Davis, presentatogli da Adderley. Zawinul partecipa alle registrazioni dell'album In a Silent Way e compone anche il brano omonimo. Si converte ormai definitivamente alle tastiere elettroniche, di cui acquisisce una padronanza assoluta e contribuisce alla svolta "elettrica" di Davis, partecipando anche alle registrazioni dei dischi successivi: Bitches Brew, Live Evil e Big Fun.

Nel 1971 assieme al sassofonista Wayne Shorter fonda il gruppo dei Weather Report, di cui fanno parte Miroslav Vitous, Alphonse Mouzon e Airto Moreira.

Il gruppo rimane assieme per 14 anni alternando diverse formazioni, in cui hanno militato anche Peter Erskine e il noto bassista Jaco Pastorius, che deve al progetto Weather Report molta della sua notorietà. La musica del gruppo, pur mantenendosi fedele al jazz e al suo spirito di improvvisazione, concede anche spazio alla teatralità del rock, al funk, folk e classicismo, riuscendo a distinguersi e a creare uno stile particolare e facilmente riconoscibile all'interno del genere fusion che stava nascendo e che il gruppo ha contribuito a creare.

Nel 1985 Zawinul e Shorter intraprendono strade musicali diverse, ha termine il loro sodalizio e di conseguenza vengono sciolti anche i Weather Report.

Zawinul inizia una tournée da solo con le proprie tastiere e successivamente fonda il gruppo Weather Update e con loro intraprende un tour mondiale.

Al rientro dal tour si concede circa due anni di pausa e poi pubblica il primo disco con il suo nuovo gruppo, i Zawinul Syndicate.

Malato da tempo di cancro, muore a 75 anni, l'11 settembre 2007 alle 04:55, nella Clinica Wilhelmina di Vienna, dove era ricoverato dal 5 agosto.


Discografia
Brown Street (BirdJAM-WDR /2006)
Vienna Nights Live 2004 (2005)
Faces and Places (ESC /2002 )
Mauthausen (ESC /2000)
Stories of the Danube (Polygram /1996)
My people (Escapade Music /1992 )
Dialects (Columbia /1986)
Zawinul (Atlantic /1970)
Concerto Retitled (Atlantic /1970)
Money in the Pocket (Atco /1966)
The Rise & Fall of the Third Stream (Vortex /1965)
Joe Zawinul Trio - To You With Love (Strand 1959 - ried. CD Fresh Sound 2005)
Joe Zawinul and the Austrian All Stars 1954-1957 (RST /1957)

Discografia Zawinul Syndicate
World Tour (Zebra /1998)
Lost Tribes (Columbia /1992)
The Black Water (Columbia /1989)
Immigrants (Columbia /1988)
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:22
Larry Young
Larry Young (Khalid Yasin Abdul Aziz) (Newark, 7 ottobre 1940 - New York, 30 marzo 1978) fu un organista e pianista jazz statunitense Young portò sull'organo Hammond B-3 un originale stile modale, diverso da quello soul introdotto dal grande caposcuola dell'organo jazz, Jimmy Smith.

Dopo aver suonato, nel corso degli anni 50, con diverse formazioni di Rhythm & blues Young entrò nella scena jazz collaborando con Jimmy Forrest, Lou Donaldson, Kenny Dorham, Hank Mobley e Tommy Turrentine. Come leader, iniziò ad incidere per la Prestige Records a partire dal 1960, concentrandosi sul soul jazz ed incidendo album quali Testifying, Young Blues e Groove Street. Dopo la sua transizione alla Blue Note Records nel 1964, cominciò ad essere influenzato da John Coltrane. Questo fu il periodo in cui produsse la sua musica migliore. Fu molto spesso in studio con il chitarrista Grant Green e il batterista Elvin Jones, gruppo al quale si univano occasionalmente altri musicisti. La maggior parte degli album di questa formazione fu pubblicata a nome di Green anche se quello intitolato Into Somethin' (con Sam Rivers al sassofono) fu pubblicato come il suo album d'esordio in Blue Note. Il suo album più noto è Unity, registrato nel 1965; la formazione comprendeva Joe Henderson e un giovane Woody Shaw. Gli album Blue Note che seguirono (Contrasts, Of Love and Peace, Heaven On Earth) continuarono ad incorporare elementi di musica di avanguardia, utilizzando musicisti di Newark (la città natale di Young).

Negli anni successivi Young fu coinvolto nel movimento fusion: convocato per l'incisione dell'album di Miles Davis Bitches Brew[1], iniziò subito dopo una collaborazione con il chitarrista John McLaughlin e divenne parte del trio di Tony Williams, Lifetime. Con quest'ultimo gruppo egli mise a punto un suono che combinava un approccio molto percussivo con effetti reminescenti di chitarra e sintetizzatori. Sempre in questi anni, partecipò ad una jam session con Jimi Hendrix, che fu pubblicata dopo la morte di quest'ultimo sull'album Nine to the Universe, conferendogli una certa notorietà tra gli appassionati di rock.

Young morì a 38 anni, per una polmonite trascurata.


Discografia parziale
Testifying, 1960, Prestige.
Young Blues, 1960, Prestige.
Groove Street, 1962, Prestige.
Into Somethin', 1964, Blue Note.
Unity, 1965, Blue Note.
Of Love and Peace, 1966, Blue Note.
Contrasts, 1967, Blue Note.
Heaven On Earth, 1968, Blue Note.
Mother Ship, 1969, Blue Note.
Lawrence of Newark, 1973, Perception.
Fuel, 1975, Arista.
Spaceball, 1975, Arista.
The Magician, 1977, Acanta/Bellaphon (Germany).
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:23
Chick Corea
Corea ha iniziato a suonare negli anni sessanta con il trombettista Blue Mitchell, e con alcuni grandi della musica latino-americana come Willie Bobo e Mongo Santamaria. Il primo album che lo vede come leader è Tones For Joan's Bones, nel 1966 in quintetto con Woody Shaw alla tromba e Steve Swallow al contrabbasso. Due anni dopo pubblica Now He Sings, Now He Sobs, entrato nella leggenda del jazz, in cui suona con Roy Haynes alla batteria e Miroslav Vitous al contrabbasso.

Verso la fine degli anni sessanta, si unisce al gruppo di Miles Davis e compare su album importanti, come In a Silent Way e Bitches Brew. Con questo gruppo sperimenta l'uso di strumenti elettronici, ed in particolare il Fender Rhodes.

All'inizio degli anni settanta, Corea intraprende alcuni progetti come leader. Tra il 1970 e il 1971, è attivo nel gruppo Circle, un complesso avant-jazz in cui militano Anthony Braxton, Dave Holland e Barry Altschul. Nel 1971 fonda un'altra band, Return to Forever. Le prime incisioni dei Return to Forever hanno un suono brillante, caratterizzato dalla voce di Flora Purim, dal piano elettrico Fender Rhodes e dal flauto. Durante gli anni settanta, il gruppo si sposta su sonorità più vicine alla musica rock. Nel 1974 il chitarrista Al Di Meola entra a far parte della band, e Corea intensifica l'uso dei sintetizzatori, in particolare il Moog e il Minimoog.

Verso la fine degli anni settanta, Corea inizia a collaborare con il vibrafonista Gary Burton, con il quale incide numerosi album.

Nel 1993 si aggiudica la Targa Tenco per la canzone Sicily, interpretata con Pino Daniele.

È stato fondatore e membro dei gruppi Chick Corea Elektric Band e Chick Corea Akoustic Band. Da questi gruppi sono emersi sulla scena nuovi talenti, quali: John Patitucci, Dave Weckl e Frank Gambale. Interessante anche il lavoro svolto con il progetto Touchstone e con musicisti come Avishai Cohen.

Una delle sue canzoni più famose è Spain. L'album Corea.Concerto ha vinto il premio Grammy come miglior arrangiamento strumentale (per "Spain for Sextet and Orchestra") nel 2001.

È anche un noto promotore di Scientology.

alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:24
John McLaughlin
John McLaughlin (Yorkshire, Inghilterra, 4 gennaio 1942), chitarrista.

John McLaughlin


È considerato uno tra i maggiori chitarristi viventi. Dotato di ottima tecnica, si è spesso contraddistinto per sperimentazioni musicali influenzate dalle musiche di origine orientale e dallo stile fusion.


Biografia
Inizia a suonare la chitarra all'età di undici anni attirato dallo swing e dal blues. Dopo le prime esperienze in sala di registrazione negli anni settanta, è a New York dove partecipa alle sessioni di In a Silent Way e Bitches Brew di Miles Davis.

Dal 1971 al 1973 suona con la sua band in cui è presente il potente batterista Billy Cobham, la Mahavishnu Orchestra, per poi riformarla nel biennio 1974/1975 con la collaborazione del violinista Jean-Luc Ponty. In questo periodo vengono creati i capolavori Inner Mounting Flame e Birds of Fire ed è anche da ricordare l'album Between Nothingness and Eternity.

Ha collaborato con importanti figure della musica mondiale, tra le quali il sassofonista Bill Evans, che partecipò ad una terza riunione della Mahavishnu Orchestra negli anni ottanta.

Tra i suoi album più conosciuti sono da citare Extrapolation, My Goals Beyond, disco acustico con influenze indiane, Handful of Beauty, con gli Shakti, uno dei primi esempi di World Music, il live Friday night in San Francisco, registrato con i chitarristi Paco de Lucia e Al Di Meola nel 1981, e Love devotion surrender in coppia con Carlos Santana, pubblicato nel 1973, che contiene un'interessante rivisitazione di A love supreme di John Coltrane.

alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:27
Dave Holland
Dave Holland

Nato a Wolverhampton, Gran Bretagna, Holland imparó il basso da bambino e frequentò un corso di tre anni alla Guildhall School of Music and Drama. Già nel 1967 suonava regolarmente al Ronnie Scott's, famoso jazz club di Londra, dove accompagnava i musicisti in visita. Prendeva anche parte al movimento free jazz londinese che si raccoglieva attorno al batterista John Stevens, apparendo nell'album Karyobin, un classic della Spontaneous Music Ensemble uscito nel 1968. Nello stesso anno, Miles Davis e Philly Joe Jones lo ascoltarono suonare al Ronnie Scott's e Jones disse a Holland che Davis lo voleva nel suo gruppo (al posto di Ron Carter). Davis lasciò l' Inghilterra prima che Holland potesse parlargli e dopo due settimane Holland ricevette una telefonata che gli dava tre giorni di tempo per raggiungere New York ad un ingaggio al night club di Count Basie. Arrivò la sera prima, ospite di Jack DeJohnette,e il giorno dopo Herbie Hancock lo portò al locale, dando inizio ad una collaborazione biennale con Davis (questa fu anche l'ultima performance di Hancock col guppo di Davis: poco dopo partì per la sua luna di miele in Brasile e fu rimpiazzato da Chick Corea quando una malattia gli impedì di ricongiungersi al gruppo). Holland compare nelle registrazioni di Davis a partire dal Settembre 1968, nell'album Filles de Kilimanjaro (con Davis, Corea, Wayne Shorter and Tony Williams).

Holland rimase con Davis fina all'estate del 1970 e figura negli album In a Silent Way e Bitches Brew : tutte le sue registrazioni con Davis furono perciò momenti fondamentali nello sviluppo del genere jazz fusion.

Il suo primo anno con Davis vide Holland suonare principalmente il basso acustico, per poi passare - dal 1970 - al basso elettrico (modificato spesso da wah-wah ed altri effetti eletronici) nel solco della direzione 'elettrica' imposta al gruppo da Davis. Holland faceva anche parte del gruppo stabile di Davis (a differenza di altri musicisti che comparivano solo in studio). Il cosiddetto 'quintetto perduto' (Davis, Shorter, Corea, Holland and Jack DeJohnette) lavorò per tutto il 1969, ma non registrò mai in studio e in questa formazione. Esiste una registrazione dal vivo assieme al percussionista Airto Moreira, It's About That Time, che fu pubblicata nel 2001. (In seguito Steve Grossman rimpiazzò Shorter all'inizio del 1970; Keith Jarrett si unì come secondo tastierista e Gary Bartz rimpiazzò Grossman nell'estate del 1970.)

Lasciato il gruppo di Davis, Holland formò il gruppo Circle con Chick Corea, Barry Altschul e Anthony Braxton e iniziò una duratura collaborazione con l'editrice ECM. Nel 1972 venne registrato Conference of the Birds, con Sam Rivers, Altschul and Braxton – il primo album di Holland come leader e l'inizio di un lungo sodalizio con Rivers.

La composizione Conference of the Birds, che dà il titolo all'album e fu ispirata a Holland dal canto degli uccelli all'alba fuori dalla finestra della sua casa di Londra, è un pezzo di delicata bellezza che è assurto al rango di standard.

Holland negli anni 70 lavorò come leader e come sideman con molti altri musicisti: tra gli altriStan Getz, Chick Corea, Anthony Braxton, Sam Rivers, e il Gateway Trio con John Abercrombie e Jack DeJohnette. Il Gateway trio pubblicò due importanti lavori nel 1975 and 1977, per ricostituirsi nel 1994 in una seduta che fruttò altri due album. La maggior parte del lavoro di Holland si è svolto con formazioni medio-piccole (ma si hanno anche incisioni in solo o in duo).

Nel 1980 Holland lasciò Rivers per formare una serie di quartetti e quintetti e per lavorare come sideman di Herbie Hancock ed altri.

La più recente formazione del Dave Holland Quintet nata nel 1997, ha vinto numerosi Grammy: i suoi membri sono Robin Eubanks (trombone); Steve Nelson (marimba, vibrafono); Chris Potter (sax); e Billy Kilson (poi Nate Smith) (batteria).

Holland è ben noto per il suo interesse nei musicisti giovani, che compaino molto spesso nelle sue formazioni. il quintetto ha registrato anche sotto il nome di Dave Holland Big Band con l'aggiunta di una sezione di otto tra ottoni e ance. Il secondo album della band - Overtime 2004 fu pubblicato dalla casa editrice di Holland.

Come compositore, Holland produce spesso temi quasi folk, con ritmi asimmetrici e per due voci (spesso trombone e sax).

Come strumentista Holland - che compare regolarmente vicino alla cima delle classifiche Il miglior jazzista dell'anno di molte riviste specializzate, ed è stabilmente tornato al basso acustico e talvolta al violoncello - si distingue per maestria tecnica e per un timbro solido, potente e pulito (sia al pizzicato, sia all'archetto).

Attualmente (2006) Dave Holland vive nella parte Nord dell stato di New York.


Discografia
Lavori principali:

Music from Two Basses (with Barre Phillips) - 1971 - ECM
Conference of the Birds - 1972 - ECM
Sam Rivers/Dave Holland, Vol. 1 - 1976 - Improvising Artists
Sam Rivers/Dave Holland, Vol. 2 - 1976 - Improvising Artists
Emerald Tears - 1977 - ECM
Life Cycle - 1982 - ECM
Jumpin' In - 1983 - ECM
Seeds of Time - 1984 - ECM
The Razor's Edge - 1987 - ECM
Triplicate - 1988 - ECM
Extensions - 1989 - ECM
Ones All - 1993 - Intuition
Dream of the Elders - 1995 - ECM
Points of View - 1998 - ECM
Prime Directive - 2000 - ECM
Not for Nothin' - 2001 - [ECM]]
What Goes Around - 2002 - ECM
Extended Play: Live at Birdland - 2003 - ECM
Overtime - 2005 - Dare2
Compilation:

Rarum, Vol. 10: Selected Recordings - 2004 - ECM
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:28
Harvey Brooks
Harvey Brooks (nome d'arte di Harvey Goldstein, nato il 4 luglio 1944 a New York City) è un bassista jazz e folk statunitense. Oltre ad aver collaborato all'incisione dell'album di Miles Davis Bitches Brew che fu una delle incisioni fondamentali dello stile fusion, Brooks è anche stato il primo bassista a godere di qualche fama nell'ambito del folk rock
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 17:30
Billy Cobham
Molti non considerano il fatto che oltre ad essere un musicista di talento innato, Cobham è anche un raffinato ed originale compositore che ha saputo spaziare da un genere all'altro senza porre alcun limite alla sua musica.

Ad una domanda su quali fossero state le tecniche dei batteristi dai lui maggiormente studiate rispose:

« Ho studiato le tecniche di Max Roach, Art Blakey, Roy Haynes ma anche molti altri grandi del jazz, ecco da dove sono nato. »


Riconosciuto come il più importante batterista di jazz-fusion per la sua potenza e tecnica percussiva, ha raggiunto l'apice della fama a metà degli anni settanta divenendo uno dei batteristi più imitati nell'ambito jazz, fusion e rock. Nato a Panama e cresciuto a New York, viene ingaggiato dopo il servizio militare dal pianista Horace Silver. Vi rimane otto mesi. Nel 1969 si unisce al gruppo jazz rock "Dreams" di cui fanno parte i Brecker Brothers e il chitarrista John Abercrombie. In contemporanea lo chiama Miles Davis e lo fa suonare con lui in diversi dischi tra cui A tribute to Jack Johnson e il celebre Bitches Brew (che ha dato vita in un certo senso alla fusion).

Nel 1971 lui e il chitarrista John McLaughlin lasciano Miles Davis e formano la Mahavishnu Orchestra che presto passerà alla storia con due formidabili dischi. Questa esperienza gli porterà fortuna e successo perché da quel momento in tanti chiederanno la sua collaborazione.

Nel 1973 esce il suo primo disco e quasi certo il migliore "Spectrum", che ha dato un enorme contributo innovativo al jazz e ha fatto conoscere al mondo un batterista che univa la tecnica del jazz all'energia del rock, con la presenza di musicisti di talento riconosciuti universalmente come Tommy Bolin, Ron Carter, Lee Sklar, Jan Hammer.

Importante è la collaborazione con George Duke presente i molti suoi dischi come Life & Times usando spesso lo pseudonimo di Dawilli Gonga. Probabilmente la sua migliore performance è quella avvenuta al Montreux Jazz Festival nel 1976 con Alphonso Johnson e John Scofield e lo stesso George Duke.

Molto importanti sono gli album : Crosswinds , Total Eclipse e il mistico Inner Conflicts.

In questi anni inoltre produce dischi di notevole piacevolezza di ascolto, caratterizzati da arrangiamenti raffinati con groove "disco", ne sono un esempio gli album A Funky Thide Of Sings, Magic e Simplicity Of Expression che contiene brani melodici e leggeri come Bolinas, Pocket Change o il brano più difficile e impegnativo: La Guernica.


Negli anni ottanta appare in numerosi concerti con Herbie Hancock e Ron Carter nel celebre Trio Hurricane, o nella formazione da lui creata e denominata Glassmanagerie (con l'esordiente Mike Stern, Gil Goldstein, Tim Landers, Michael Urbaniak). Inoltre è degno di nota un disco live Flight Time con la presenza del pianista Don Grolnick, che è l'autore del brano migliore: The Whisperer.

Powerplay, Picture This, Warning sono dischi nei quali l'artista si avvicina all'elettronica e che contengono molti brani di difficile esecuzione in cui avviene un ritorno alle origini miscelato ad un uso di strumentazioni e suoni digitalizzati - come avviene nello stesso periodo per altri grandi del jazz: Chick Corea (Elektric Band), Miles Davis (Tutu) o Stanley Clarke -.

Nel 2006 realizza l'album "Drum'n voice 2" con ospiti come Jan Hammer, Buddy Miles, John Patitucci, Jeff Berlin,Dominic Miller, Mike Lindup, Airto Moreira, Frank Gambale, Brian Auger, Guy Barker e i Novecento.

Fra poco uscirà il film-documentario Sonic Mirror dedicato a Billy Cobham.


Discografia
Billy Cobham - Spectrum (WEA)
Billy Cobham - Crosswind (WEA)
Billy Cobham - Total Eclipse (WEA)
Billy Cobham - Shabazz (WEA)
Billy Cobham - A Funky Thide Of Things (WEA)
Billy Cobham - Life and Times (WEA)
Billy Cobham - Cobham/Duke Live (WEA)
Billy Cobham - Inner Conflicts (WEA)
Billy Cobham - Magic/ Symplicity of Expression Depth Of Thought (CBS)
Billy Cobham -Simplicity of Expression
Billy Cobham -Flight Time (InAkustik)
Billy Cobham -Stratus (InAkustik)
Billy Cobham -Observations & Reflections (Elektra/Musician)
Billy Cobham -Smokin’ (Elektra/Musician)
Billy Cobham -Warning (Eagle Rock)
Billy Cobham -Power Play (Eagle Rock)
Billy Cobham -The Traveler (Eagle Rock)
Billy Cobham -Nordic (Eagle Rock)
Billy Cobham - Nordic / Off Color (Eagle Rock)
Billy Cobham - Live In Rome in 5.1 (Tweedle DTS)
Billy Cobham - By Design
Billy Cobham - Focused
Billy Cobham - Picture This
Billy Cobham - Ensemble New Hope Street (Eagle)
Billy Cobham - North By NorthWest (Creative MultiMedia Concepts)
Billy Cobham - Drum and Voice ( Nicolosi Productions - Just Groove)
Billy Cobham - Incoming (K-tel)
Billy Cobham -Paradox - Paradox (Enja)
Billy Cobham -Paradox - First/Second (Enja)
Billy Cobham - Best Of (Atlantic)
Billy Cobham - Art Of Three (In And Out Records)
Billy Cobham - Billy Cobham Culture Mix (In And Out Records)
Billy Cobham’s Culture Mix - Colours (In And Out Records)
Billy Cobham - The Art Of Five (In And Out Records)
Billy Cobham - Drum'n'voice 2 (Nicolosi Production - Just Groove) 2006

Curiosità
Il primo album di Cobham - il lavoro interamente strumentale "Spectrum" - per la qualità dell'incisione era utilizzato nei laboratori dalla rivista specializzata in alta fedeltà "Suono", per provare le doti di tenuta in potenza degli amplificatori audio.
Paul McCartney lo chiamò per formare i Wings ma lui pensò che si trattasse di uno scherzo e riagganciò il telefono
Tra i suoi batteristi preferiti ha citato Stewart Copeland dei Police
Tullio De Piscopo del quale è amico lo ha definito "Quello che ha rivoluzionato la batteria dal 70 in poi".
Nel concerto a Montreux del 76 lo si vede parlare tranquillamente con il tecnico del suono dietro di lui durante un brano di difficoltà notevole.
suonando è solito riposizionarsi gli occhiali velocemente scivolati per causa del sudore.
Abita a Zurigo da 26 anni
Nel concerto live Mahavishnu Orchestra @ BBC "Sounds for Saturday" suona con la batteria Fibes in Plexiglass, la stessa che usa in Spectrum.
Il brano "Stratus" grazie al suo groove incalzante e alla linea di basso innovativa e orecchiabile è stato utilizzato nella colonna sonora di molti programmi televisivi di tutto il mondo.
Dennis Chambers ha raccontato che, la prima volta che sentì Cobham suonare, rimase vivamente impressionato e si disse: "Voglio suonare come lui."
Il programma televisivo musicale D.O.C gli dedicò alcune giornate nel dicembre del 1987. In un clima molto divertente e amichevole lo si vede scherzare insieme a Gegè Telesforo e in alcuni momenti anche con Renzo Arbore.
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 18:10
Jack DeJohnette


JACK DEJOHNETTE Nato a Chicago nel 1942, Jack DeJohnette è considerato uno fra i più grandi batteristi della storia. Musicista di grande intelligenza e versatilità, dallo stile inconfondibile, ha iniziato negli anni Sessanta con Jackie McLean, Betty Carter e Charles Lloyd. Nel 1968 entra a far parte del gruppo guidato da Miles Davis, da allora inizia una carriera che lo porterà a collaborare con le principali figure storiche del jazz, come Ornette Coleman, Sonny Rollins, Thelonious Monk, Bill Evans, Chet Baker, Herbie Hancock, Dave Holland, Lester Bowie, John Abercombie e soprattutto nello splendido sodalizio con il pianista Keith Jarrett e il contrabbassista Gary Peacock. Ha affrontato negli ultimi anni notevoli prove da leader. Il suo stile originalissimo, influenzato da grandi maestri come Max Roach, Roy Haynes, Philly Joe Jones e Paul Motian, è sempre stato definito “oltre il jazz”.
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 18:14
Don Alias
http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=298

Don Alias ha lasciato il pianeta terra il 28 marzo del 2006.

Charles Don Alias, nato a New York nel dicembre del 1939, era uno dei più bravi percussionisti in circolazione e nella sua lunga carriera aveva suonato con moltissimi grandi del jazz, ma non solo. Passando da Nina Simone a Miles Davis, da Carlos Santana ai Weather Report, da Joni Mitchell a Jaco Pastorius, da Carla Bley a Bob Moses, da Mike Stern a Roberta Flack, da Lou Reed a Tania Maria, per citarne solo alcuni.


“ma poi Miles decise che per quel brano la batteria la suonava il giovane percussionista e disse a Don Alias: "Stay there".”

Ma soprattutto ci piace ricordarlo per un episodio che sottolinea come Don Alias sia stato davvero uno dei musicisti che fecero scattare il clic di Miles Davis all'epoca di Bitches Brew, nelle celebri sedute di registrazione che iniziarono a New York proprio il giorno dopo la fine del Festival di Woodstock, il 19 agosto del 1969. Al momento di registrare “Miles Runs the Voodoo Down”, i musicisti non riuscivano a trovare il ritmo giusto. Don Alias era alle percussioni, mentre alla batteria sedeva Jack De Johnette. Ad un certo punto Don prese coraggio (era allora piuttosto giovane e molto meno famoso di DeJohnette) e dichiarò di avere in mente un ritmo perfetto per quel brano. Si mise alla batteria e Miles capì subito che aveva ragione. Dapprima Miles chiese a Don di spiegare a DeJohnette come affrontare la cosa ma poi decise che per quel brano la batteria la suonava il giovane percussionista e disse a Don Alias: “Stay there”. Sapete già come è finita...

Per un doveroso approfondimento suggeriamo questo sito, nel quale è possibile anche trovare il link per una intervista di una dozzina di minuti, che si può ascoltare con Real Audio, dove Don Alias racconta l'episodio legato alla registrazione di “Miles Runs the Voodoo Down”

Va ricordato che Don Alias faceva parte del gruppo di Miles Davis, con Keith Jarrett al piano elettrico, Gary Bartz al sax, Michael Henderson al basso, Leon Chancler alla batteria e Mtume alle percussioni, che diede alcuni meravigliosi concerti in Europa e in Italia nel novembre del 1971. Chi scrive ebbe la fortuna e il grandissimo piacere di ascoltare quella band il 15 novembre al Palasport di Bologna e da quella sera le cose non furono mai più le stesse.

Possiamo solo consolarci pensando che la sezione ritmica celestiale alla corte di Miles ha certamente un nuovo protagonista. Nel frattempo, mi raccomando, andatevi a riascoltare “Miles Runs the Voodoo Down”, ne vale davvero la pena...

alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 18:18
Juma Santos
Juma Santos è un percussionista jazz statunitense.

Nel corso di quarant'anni di carriera, Santos ha frequentato svariati generi musicali, dedicando particolare attnzione al jazz, e alle musiche di derivazione africana e caraibica, collaborando con alcuni dei più importanti musicisti della scena, tra cui Miles Davis, con cui collaborò per l'incisione di Bitches Brew e con cui fu in tour per un anno, Nina Simone, David Sanborn, Taj Mahal (musicista, Ahmad Jamal, Dave Liebman, Pee Wee Ellis, Jack DeJohnette, Gato Garcia, Don Alias, Freddie Hubbard e molti altri. Santos ha diretto e dirige proprie formazioni: Rosewater Foundation, Afro Jazz Messengers, Pan-African Drum Ensemble, Juma Society, e Sounds of the Urban Forest.


Discografia
Bitches Brew, Miles Davis
Ubiquity, Roy Ayers
Paul Pena, Paul Pena
Atlantico, Gato Garcia
Black Gold, Nina Simone
David Sanborn, David Sanborn
David Sanborn Band, David Sanborn
He's Coming, Roy Ayers
The Rising Sun Collection, Taj Mahal and the International Rhythm Band
Nina Simone Live at Berkeley Community Theatre, Nina Simone
What It Is, Edwin Birdsong
Chico Freeman, Chico Freeman
Terrific Jones, Tom Jones and David Horowitz
Roy Ayers: Anthology, Roy Ayers
Compost, The Compost Band
Life is Round, Jack DeJohnette
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 18:21
Lenny White
b. Leonard White III, 19th December 1949, New York, New York State, U.S.A.


Lenny White was born in New York in 1949.

He began his career as a drummer, initially playing in local groups.

In the early 1970's he played with Miles Davis on 'Bitches Brew' before joining Return To Forever.

When the group split up in 1976 he signed directly to the Nemperor label (via Atlantic) for 'Venusian Summer' (1976), 'Big City' (1976) and 'Streamline' (1977).


In 1978, he switched to Elektra for 'Best Of Friends', before forming a group Twennynine which comprised:

Carlo Vaughn (vocals)

Jocelyn Smith (vocals)

Skip Anderson (keyboards)

Barry Johnson (bass)

and Eddy Martinez (guitar) in 1979.

Recording as featured artist with the group, further Elektra albums included 'Attitude' (1983), including 'Didn't Know About Love (Till I Found You)'.

He later became one of the Jamaica Boys, a group also comprising of Marcus Miller (bass) and Dinky Bingham (vocals).


As a drummer he has recorded sessions with artists including John Klernmer, Miroslav Vitous, Pharaoh Sanders, Santana and Bob James while he has also produced for Zuice ('I'm A Survivor'), Wax ('Do You Believe In Magic'), Pieces Of A Dream and Nicki Richards ('Naked To The World') amongst others.



Albums:

Venusian Summer (Nemperor 1976)

Big City (Nemporer 1976)


The Adventures of Astral Pirates (1978 Elektra)


Streamline (Elektra 1977)

Best of Friends (Elektra 1978)


Twennynine (Elektra 1980)

Attitude (Elektra 1983)

In Clinic (DCI 1983)

Present Tense (Hip Bop / Koch 1995)


Renderers of Spirit (Hip Bop 1996
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 18:24
Che cosa significa in lingua Italiana "Bitches Brew"?
"le puttane ribolliscono/fermentano"
Oppure "le cagne stanno producendo qualcosa"
alanparsonx
00mercoledì 19 settembre 2007 18:26
http://www.newsfeeds.com/archive/it-arti-musica-jazz/msg02668.html


//"Credo sia una specie un gioco di assonanze. In inglese "Witches Brew"
dovrebbe essere il calderone delle streghe. "Bitches Brew" suona quasi
uguale e dovrebbe significare il calderone delle puttane... E' un gioco di parole....

E' un gioco di parole, certo. *Witches' brew* in inglese sta a
indicare una *miscela esplosiva*, un qualcosa di potenzialmente
pericoloso.

Per quanto riguarda le *bitches*, ricorda Carlos Santana, nelle note
del box Columbia *The Complete B.B. Sessions*, che Miles, all'epoca,
"sembrava sempre in compagnia di un gruppo di donne che certi di noi
avevano ribattezzato *the cosmic ladies*. C'era sua moglie Betty
(Mabry), c'erano Collette, Monica e la ragazza di Jimi Hendrix, Devon.
E tutte queste donne, a poco a poco, riuscirono a cambiare Miles, il
suo modo di vestire, i luoghi che frequentava, la musica che
ascoltava. E' in gran parte a causa della loro influenza che Miles ha
cominciato a prendere sul serio James Brown e Sly Stone, oltre che a
frequentare Hendrix. [...] Ho sempre pensato che *Bitches Brew*,
l'album, fosse un omaggio che Miles aveva voluto rendere - alla sua
maniera - a queste donne che gli avevano fatto vedere un mondo del
tutto nuovo e che l'avevano incoraggiato a compiere l'ennesimo grande
passo"."//


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