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un brano dal romanzo DUELLO MACCHINA di Ben Bova

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2005 11:37
15/03/2005 18:36
 
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UNA PREZIOSA INVENZIONE TERAPEUTICA;
UN CONGEGNO PSICO-ELETTRONICO MEDIANTE IL QUALE
CI SI PUO' COMBATTERE FINO ALLA MORTE,
MA SENZA MORIRE; UNO STRUMENTO DI CIVILTA',
DI PROGRESSO, DI PACE,
CHE PERMETTE LO SFOGO REGOLATO DEGLI ISTINTI AGGRESSIVI DELL' UOMO.
QUESTA E' LA DUELLOMACCHINA,
NELLE INTENZIONI DEL SUO IDEATORE.
OGNI INTERFERENZA, MANOMISSIONE O SABOTAGGIO E' IMPOSSIBILE. TUTTO E' STATO PREVISTO PERCHE' I DUELLANTI NON POSSANO IN ALCUN MODO DANNEGGIARSI,
QUALI CHE SIANO LE ARMI CHE HANNO SCELTO, L' ODIO CHE LI ANIMA.
______________________________________________________


“... I meditec addetti alla duello-macchina entrarono, uno
alla volta, e cominciarono a controllare le varie parti dell'
apparecchio.
L' equipe aveva un uomo in più davanti a un nuovo dispositivo:
con la sua attrezzatura controllava i duelli e si assicurava
che nessuno dei duellanti ricevesse aiuto telepatico dall'
esterno.
Ponte e il suo seguito arrivarono puntuali all' ora stabilita per l' incontro,
ma solo quattro cronisti apparvero nella galleria della stampa,
in alto.
Leoh aggrottò la fronte.

'Un duello che riguarda l' inventore della macchina dovrebbe suscitare più interesse',
pensò.

Poi i contendenti si sottoposero ai controlli medici, alle
istruzioni riguardanti l' uso della macchina
- istruzioni che erano state scritte da Leoh stesso -
e il professore ebbe la scelta delle armi.

"Come arma scelgo le leggi elementari della fisica"
disse Leoh.
"Non sarà necessaria un' istruzione speciale".
Gli occhi di Ponte si dilatarono per la sorpresa e i suoi secondi si scambiarono un' occhiata.
Anche i meditec si guardarono, perplessi.
Dopo un silenzio pieno di tensione, il meditec capo annuì.
"Se non avete obiezioni"
disse
"procediamo".
Leoh sedette pazientemente nella sua cabina, mentre i meditec
gli collegavano i neurocontatti alla testa e alla schiena.
'Strano'
pensò.
'Ho azionato la duellomacchina centinaia di
volte, ma questa è la prima volta che il mio avversario, nell' altra
cabina, è veramente adirato con me'.
Infine i meditec uscirono e chiusero le porte delle cabine.

Leoh era solo, ora, e fissava i colori cangianti dello schermo.
Cercò di chiudere gli occhi, ma non vi riuscì. Tentò ancora e,
con grande sforzo, ce la fece.
Quando li riaprè, si trovava al centro di un' enorme stanza
che aveva l' aria di una palestra.
C' erano finestre in alto vicino al soffitto.
Invece di essere piena di attrezzature per la ginnastica la stanza era piena di pulegge con funi,
di piani inclinati, di sfere metalliche di ogni dimensione, dal diametro di pochi centimetri a due volte l' altezza di un uomo.
Leoh stava in piedi su una piattaforma circolare,
leggermente alzata da terra, con un piccolo
dispositivo di comando in mano.
Lal Ponte aspettava all' altra estremità della stanza voltando le spalle al muro,
e guardava seriamente preoccupato quella giungla di attrezzature sconosciute.

"Questo è una specie di laboratorio di fisica elementare"
gli gridò Leoh.
"Nessuno degli oggetti che si trovano qui dentro è un' arma vera e propria, ma molti possono diventare pericolosi se si sa come usarli ...
o se non si sa come usarli".
"Ma questo è illogico"
disse Ponte.
"Niente affatto"
rispose allegramente il professore.
"Vi accorgerete subito che tutti gli oggetti sono distribuiti in modo da formare una specie di labirinto.
Voi dovrete attraversarlo per raggiungere la piattaforma
e trovare qualcosa da usare come arma contro di me.
Però ci sono dei trabocchetti sul percorso.
Dovrete evitarli.
E questa piattaforma, in realtà è una tavola girevole ...
ma ne parleremo più tardi".
Ponte si guardò attorno.
"Siete pazzo!"
"Può darsi."
L' acquatainiano fece alcuni passi a destra e sollevò una
sbarra leggera, di metallo, tenendola in mano si diresse verso il professore.
"E' una leva"
disse questi.
"Naturalmente potete usarla come clava, se volete."
Un groviglio di funi tagliava la strada a Ponte. Invece di
aggirarlo l' acquatainiano cercò di attraversarlo.
Leoh scosse la testa, premendo un pulsante sul dispositivo di comando.
"Avete commesso un errore, credo."
Le funi si misero in moto, sollevando il pavimento sotto i piedi di Ponte.
Questi cadde in ginocchio e, all' improvviso, si ritrovò su una piattaforma alta dieci metri.
Abbandonata la leva si aggrappò alle funi:
una di queste dondolò, libera, e lui vi si appese con un balzo,
aggrappavandovisi con le braccia e le gambe.
"Il pendolo"
gridò Leoh.
"Attento alla ..."
La fune a cui stava appeso l' acquatainiano si allontanò
dondolando, poi tornò indietro verso la piattaforma
a mezz' aria.
Il poveraccio battè la testa contro l' orlo delle tavole,
lasciò andare la presa e cadde con un tonfo sul pavimento.
"Il pavimento è imbottito"
disse Leoh
"ma disgraziatamente ho dimenticato di imbottire anche l' orlo della piattaforma.
Spero non vi siate fatto troppo male."
Ponte si sollevò a sedere, boccheggiando.
La testa gli girava vertiginosamente.
Fece tre tentativi prima di riuscire a levarsi in piedi e infine ci riuscì,
barcollando.
"Alla vostra destra c' è un piano inclinato, come quello usato da Galileo,
però molto più grande.
Dovrete affrettarvi per non lasciarvi raggiungere dalla palla ..."
Il dito del professore sfiorò un altro pulsante sul comando,
e un' enorme sfera di metallo cominciò a rotolare per il piano inclinato.
Ponte udì il rombo,
si voltò a guardare terrorizzato e fece appena in tempo a balzare di fianco.
La sfera rotolò per tutto il pavimento
e andò a sbattere rumorosamente contro la parete.
"Forse è meglio che vi sediate un minuto, per riprendere lena"
suggerì il professore.
Ponte ansava come un mantice.
"Voi siete il diavolo in persona, un diavolo sorridente!"
balbettò.
Poi si chinò a raccogliere una piccola sfera, ai suoi piedi.
Mentre si rialzava per lanciarla, Leoh toccò di nuovo il dispositivo
di comando e la piattaforma girevole su cui si trovava cominciò a girare lentamente.
Così la palla, gettata goffamente da Ponte, mancò il bersaglio di un metro buono.
"Posso regolare la velocità della piattaforma"
spiegò il professore,
mentre il ministro gettava parecchie altre sfere senza mai colpire nel segno.
L' acquatainiano, rosso di rabbia, si precipitò verso la piattaforma girevole e vi balzò sopra,
dalla parte opposta a Leoh.
Aveva ancora due piccole sfere in mano.
"State attento"
ammonì Leoh, mentre l' avversario barcollava
e per poco non cadeva dal piedistallo mobile.
"La forza centrifuga può giocare brutti scherzi."
I due avversari rimasero un attimo in piedi, immobili:
Leoh attento, in guardia, Ponte con lo sguardo lampeggiante
d' ira.
La stanza sembrava girare intorno a loro.
Poi il ministro lanciò con tutte le sue forze una delle palle,
ma questa sembrò allontanarsi dal professore con una curva.
"La forza di Coriolis"
spiegò Leoh in tono leggermente cattedratico.
"E' un fenomeno naturale su sistemi rotanti,
lo stesso che fa girare i venti attraverso la superficie rotante di un pianeta".
La seconda sfera passò, fischiando, non più vicino della prima.
"Vi avverto ancora che questa piattaforma è costituita
da sezioni alterne di materiale magnetico e no."
Leoh indicò il mosaico colorato del pavimento.
"Le vostre scarpe contengono parti metalliche.
Se voi restate sulle sezioni magnetizzate, quelle rosse, vi potrete muovere senza difficoltà”.
Toccò di nuovo il dispositivo di controllo e la piattaforma aumentò la velocità.
Adesso la stanza sembrava ruotare pazzamente attorno a loro.
Leoh si chinò in avanti.
"Naturalmente"
continuò
"se doveste metter piede sulle sezioni non magnetizzate alla velocità a cui stiamo girando ..."
Ponte cominciò ad avanzare caparbiamente, gli occhi fissi sul pavimento colorato,
cercando di raggiungere Leoh.
Questi si allontanava mantenendo sempre la stessa distanza.
Ponte si muoveva sempre più in fretta, guardando ora Leoh ora il pavimento.
Poi si fermò bruscamente e puntò in direzione del professore,
tagliando attraverso il centro della piattaforma.
"Attento!"
Ad un tratto perse l' equilibrio. Cadde supino, percorse
slittando la piattaforma girevole fino all' orlo, fu lanciato attraverso la stanza e andò a sbattere con i piedi contro un grosso blocco di metallo.
"La mia gamba"
gemette.
"La mia gamba si è rotta."
Leoh fermò la piattaforma,
scese e si avvicinò all'acquatainiano che aveva la faccia contratta per il dolore.
"Mi sarebbe facile, ora, finirvi"
disse piano
"ma non ho nessuna voglia di farlo".

Aveva già avuto una buona lezione.
La stanza cominciò a sbiadire e Leoh si ritrovò seduto nella cabina della duellomacchina,
gli occhi fissi sullo schermo già spento.
La porta si spalancò e apparve la faccia sorridente di Hector.
"L' avete battuto!"
"Sì"
disse Leoh, sentendosi all' improvviso molto stanco.
"Ma non l' ho ucciso. Posso provare di nuovo con le armi a sua scelta, se crede".
Ponte li vide avvicinarsi, pallido e tremante.
I suoi secondi gli si affollavano intorno, facendo domande. Il meditec capo stava dicendo:
"Potete continuare ora, se volete, oppure rimandare la seconda parte del duello a domani."
Ponte scrollò la testa, gurdando il professore.
"No, no. Mi ha sconfitto. Non posso lottare ancora".
Il meditec capo annui.
"Il duello è finito, allora. Ha vinto il professor Leoh."
Questi tese la mano al suo avversario.
Il ministro la strinse nella sua, tremante e sudata.
"Spero vivamente che diventeremo amici, ora" disse il professore.
Con aria desolata, l'altro rispose:
"Sì, certo. Grazie ..."



[Modificato da alanparsonx 15/03/2005 22.14]

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