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oh il film Marie Antoinette la regina di Francia

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2008 23:41
08/01/2008 21:38
 
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il film
Marie Antoinette è un film del 2006 diretto da Sofia Coppola.

Rilegge in chiave pop la vita di corte di Maria Antonietta, sposa di Luigi XVI, re di Francia, dal suo difficile ingresso a Versailles dalla primavera del 1770 sino allo scoppio della rivoluzione ed al suo arresto il 6 ottobre 1789.

Questo non è un film storico. La regista, attraverso la figura della giovane regina originaria dell'Austria, ripercorre la propria gioventù e diventa spunto di riflessione sull'adolescenza in generale. La colonna sonora è composta da vari brani rock degli anni ottanta, che simboleggiano la gioventù e la ribellione della regista. La presenza di una musica fuori luogo rende il film moderno, lontano del XVIII secolo in cui in realtà la storia si svolse. Altri richiami alla gioventù solo i dolci, le scarpe e le feste, che hanno un grande spazio all'interno del film.

tyzyanas

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13/01/2008 20:03
 
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Benedetta Craveri intervistata da Claudia Solacini

Quando è nata l’idea di scrivere questo libro?

L’idea mi è stata suggerita da Ena Marchi, l’editor dell’Adelphi che segue i miei libri. L’estate scorsa, dopo aver letto la celebre ricostruzione dell’affaire du collier di Funck- Brentano, Ena, appena reduce dell’editing di Amanti e regine, mi ha proposto di aggiungere un capitolo al ritratto di Maria Antonietta che chiudeva il volume e di raccontare questa incredibile storia per la “biblioteca minima”, la nuova piccola collana lanciata dall’Adelphi la primavera scorsa.

Come storica e scrittrice ha analizzato Maria Antonietta dal punto di vista artistico introducendo le Memorie di Elisabeth Vigée Le Brun; ha riservato alla regina un capitolo sulla sua vita coniugale in Amanti e regine; infine in Maria Antonietta e lo scandalo della collana ha riassunto un episodio sul quale si è molto discusso: che idea si è fatta del carattere della regina considerando le sue scelte pubbliche e private all’interno della società di corte?

La personalità di Maria Antonietta si è andata costruendo nel corso degli anni e il giudizio su di lei non può che cambiare a seconda delle diverse stagioni della sua vita. Al momento del suo arrivo in Francia, a soli quattordici anni, la piccola arciduchessa austriaca è piena di buona volontà ma totalmente impreparata al compito che l’aspetta. Le istruzioni implacabili che sua madre, l’imperatrice Maria Teresa, le fa giungere per lettera, o tramite il suo ambasciatore, non bastano ad appianare le molte difficoltà a cui ella deve fare fronte: la solitudine affettiva, la mortificante e traumatica incapacità del marito a consumare il matrimonio; la necessità di adeguarsi alla ferrea etichetta della corte francese che esige che la famiglia reale viva ogni momento della giornata in pubblico; l’ostilità antiaustriaca che la nuova alleanza tra Vienna e Versailles – di cui lei rappresenta il simbolo- non è riuscita a cancellare; le rivalità e i complessi giochi di potere che si dissimulano dietro il solenne cerimoniale di Versailles. Davanti a questa situazione così complessa l’adolescente immatura si difende come può: da un lato si lascia trascinare dalla sua allegria, dalla sua gioia di vivere, dall’altro si trincera dietro a una resistenza caparbia alle regole che le vengono imposte. Diventata regina a diciannove anni, avvalendosi del sentimento di inferiorità che ispira al marito, Maria Antonietta, anziché farsi carico delle sue nuove responsabilità di sovrana, si sente autorizzata a vivere come più le piace nella sua stessa reggia. Le sue aspirazioni sono quelle delle giovani donne della sua età: passare il tempo in compagnia dei propri amici, divertirsi, essere bella, elegante, alla moda. Comprensibili sul piano psicologico ed emotivo, le sue scelte sono disastrose sul piano politico e le alienano inevitabilmente la simpatia e il rispetto della corte. Volubile e viziata, Maria Antonietta è testarda, autoritaria ed umorale e si rifiuta di capire che gli straordinari privilegi di cui dispone vanno di pari passo con dei precisi doveri. Accumulando errori su errori la giovane regina presta il fianco alle calunnie e diventa presto vittima di una leggenda nera che agli inizi non si preoccupa minimamente di smentire. La scoperta delle gioie della maternità e la sua maturazione psicologica e sentimentale non riusciranno a modificare l’idea che i suoi sudditi si sono fatti di lei, quella di una regina ambiziosa e al contempo frivola, irresponsabile, assetata di lusso, dissipatrice: un’immagine che Maria Antonietta ha contribuito ad alimentare e di cui non riuscirà più liberarsi. Solo davanti al dramma della Rivoluzione Maria Antonietta rivelerà un’altra se stessa: la testardaggine cederà il passo al coraggio, l’orgoglio alla forza morale, la leggerezza al senso della responsabilità, ma ormai sarà troppo tardi per la monarchia francese. I sentimenti che la sfortunata moglie di Luigi XVI suscita in me cambiano, dunque, con il passare degli anni e vanno dalla commiserazione e l’indulgenza per l’adolescente sacrificata alla ragion di stato, alla seduzione esercitata dalla luminosa, elegante, aggraziata giovane regina, all’irritazione per la sua leggerezza e la sua cecità politica, alla pietà e all’ammirazione per la sua straordinaria dignità negli anni terribili della prova.

La nobiltà non prese posizioni precise in difesa di Maria Antonietta. Nel suo libro lei stessa afferma che il ruolo della regina all’interno della vicenda non è mai stato completamente chiarito. Quanto e in quale misura il silenzio dell’aristocrazia contribuì a screditare la figura di Maria Antonietta agli occhi del popolo?

Tanto le grandi famiglie del regno quanto l’antica nobiltà di corte si schiereranno fin dall’inizio contro Maria Antonietta che, diventata regina, aveva concentrato i suoi favori su un esiguo gruppo di cortigiani scelti fra i membri della piccola e media nobiltà, più duttile e compiacente dell’antica. Inoltre , trascurando la vita di corte e non tenendo conto delle regole del suo cerimoniale, la regina dava un colpo fatale all’equilibrio e alla coesione di un cerimoniale già di per sé obsoleto, rompendo il patto di alleanza tra la monarchia e la nobiltà, abituate, fin dai tempo dei Valois , a vivere in simbiosi l’una con l’altra. Ed è a Versailles e non a Parigi che prende forma la leggenda nera di una regina indegna di cingere la corona.

Lo storico inglese Simon Burrows, autore di Blackmail, scandal and revolution (di prossima pubblicazione), racconta e analizza il modo in cui Maria Antonietta venne infamata e attaccata da libelli stampati in Gran Bretagna e diffusi in Francia. Anche Jeanne de La Motte, dopo essere riuscita ad evadere dalla Salpêtrière nel 1787, si rifugiò a Londra e pubblicò le sue memorie che ebbero un grande successo.
La monarchia francese era consapevole dell’influenza che tali documenti, spesso stampati oltremanica, avevano sull’opinione pubblica?

Non ho ancora letto il libro di Burrows ma la libellistica pre-rivoluzionaria e rivoluzionaria contro Maria Antonietta è stata già brillantemente analizzata da studiosi come Robert Darnton, Chantal Thomas, Lynn Hunt. E’ anche cosa nota che molti di questi pamphlets venivano stampati sottobanco a Londra (l’Inghilterra si vendicava in questo modo della Francia che aveva appoggiato la guerra d’Indipendenza americana) e poi diffusi clandestinamente in Francia. E’ a Londra, ad esempio, che il cugino del re, il duca d’Orléans, il quale mirava a fare destituire Luigi XVI e a prendere il suo posto, aveva fatto il quartier generale della campagna diffamatoria contro Maria Antonietta, e anche le memorie di Madame de La Motte furono probabilmente scritte su sua commissione. Il governo francese era perfettamente al corrente di quanto avveniva a Londra e tentava inutilmente di impedire che questi scritti attraversassero la Manica. Presumo che Burrows abbia approfondito le modalità di produzione di questa stampa scandalistica stampata in Inghilterra e destinata a delegittimare la monarchia francese.

Leggendo romanzi e testi pubblicati in passato da grandi autori e intellettuali quali Alexandre Dumas, Goethe o Frantz Funck-Brentano, ha riscontrato diverse valutazioni in merito allo “Scandalo”? E se sì, verso quale direzione?

Goethe colse immediatamente la gravità dello scandalo della collana e dei danni irreparabili che il processo aveva inferto all’idea stessa di regalità. Tanto lui che Carlyle, che Fernet- Holenia, che Dumas diedero un enorme importanza al ruolo occulto avuto da Cagliostro nell’intera vicenda. Condividevano tutti la convinzione che la massoneria avesse avuto una responsabilità rilevante nel screditare il trono e l’altare e preparare la strada alla rivoluzione.


Lo scandalo della collana coinvolse personaggi appartenenti a tutti i ceti sociali: figure popolane, rappresentanti della nobiltà ed esponenti della Chiesa. A distanza di circa 250 anni le numerose incognite che segnano questa storia - intricata e controversa, a tratti romanzesca - continuano ad affascinare storici e scrittori.
Come spiega questo interesse? C’è ancora qualcosa da scoprire o tutto è già stato detto?

Credo che l’interesse che continua a suscitare l’affaire della collana abbia una duplice ragione. Da un lato è una storia appassionante, più romanzesca del più romanzesco dei romanzi; dall’altro è il modello per eccellenza del processo politico, dove la posta in gioco non è la verità ma gli interessi contrastanti di giudici, ministri, sovrani. Un modello, ancora oggi, tristemente attuale.








Maria Antonietta e lo scandalo della collana
di Benedetta Craveri
92 p.
2006
Adelphi - Biblioteca Minima




Benedetta Craveri è professore ordinario presso la Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli dove insegna Letteratura Francese.
Nata a Roma, Benedetta Craveri ha studiato all'Università La Sapienza dove nel 1969 si è laureata, indirizzo di Filologia Classica, con una tesi su La formazione del gusto neoclassico e André Chénier, sotto la direzione di Giovanni Macchia.
Ha diretto il programma culturale di Radiotre "Spazio Tre", dal 1988 è stata professore associato di Lingua e Letteratura francese nella Facoltà di Lingue e Letterature Moderne dell'Università della Tuscia e nel 2005 si è trasferita all'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa a Napoli, ricevendo la conferma di professore ordinario di Letteratura francese. E' stata insignita dell'Ordine al Merito di Commendatore della Repubblica italiana e di quello di Officier des Arts et des Lettres della Repubblica francese. Collabora alle pagine culturali de La Repubblica, a The New York Review of Books, alla Revue d'Histoire Littéraire de la France.

Le sue principali pubblicazioni:
- André Chénier, traduzione ed introduzione di Benedetta Craveri, Einuadi, Torino, 1976.
- Benedetta Craveri, Madame du Deffand e il suo mondo, Adelphi, Milano, 1982, ristampato nel 2002 in edizione tascabile con una prefazione di Marc Fumaroli.
- Lettere di Mademoiselle Aissé a Madame***, a cura di Benedetta Craveri, Adelphi, Milano, 1984.
- Vita privata del Maresciallo di Richelieu, a cura di Benedetta Craveri, Adelphi, 1989.
- Benedetta Craveri, La civiltà della conversazione, Adelphi, 2002.
- Benedetta Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Adelphi, 2005.
- Benedetta Craveri, Maria Antonietta e lo scandalo della collana, Adelphi, 2006.

(Le note biografiche dell'autrice sono tratte dal sito dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa)










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una lettera a maria antonietta dal conte fersen
diariomariaantonietta.spaces.live.com/


25 febbraio
Lettera del Conte Fersen alla Regina
Vita Mia,

Vi scrivo questa missiva poichè di recente il tempo trascorso insieme è sempre minore.

Doveva essere un mio sfogo, tuttavia non voglio tediarVi con le mie frugali questioni militari. Ho deciso di scriverVi questa mia solamente per dirVi che siete la mia stella del mattino, che mi illumina della sua candida luce; rappresentate la mai ragione di vita, quella di amarVi.

Siete Divinamente splendida, anche con quel piccolo gonfiore del ventre, che mi riempie di tenerezza il core, e di lacrime di gioia il viso, mentre, al pensiero dei giorni passati insieme, vergo queste indegne parole, indegne dellla vostra grandezza e della vostra grazia.

Non riesco ad immaginare il senso della mia esistenza, se non mi onoraste ogni giorno della mia vita con il vostro sicero amore. Ho ancora in mente il vostro dolce profumo, ed ogni qual volta i mi trovi presso un cespuglio di rose selvatiche, non posso esimermi dal pensarvi. Tengo il vostro cammeo sul cuore, come un amuleto sacro.
Voglio altresì dirVi che è mia ferma intenzione concedermi una breve licenza, sempre previo consenso di Vostro Marito. Mi auguro che in ogni istante di quella licenza, io riesca a stare vicino a Voi, e stringervi e baciarvi dolcemente.
Vostro in vita ed in morte.
A.V.F




[Modificato da tyzyanas 13/01/2008 20:13]
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un'altra caps da film
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alan ma t'immagini come sarebbe interessante se si potesse viaggiare all'indietro nel tempo e vivere anche solo un giorno in quel periodo per vedere da vicino tutto quello che descrivono i libri di storia?
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