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oh il film Marie Antoinette la regina di Francia

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2008 23:41
18/01/2008 00:46
 
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specialmente mettersi nei panni di un popolano o meglio ancora in quelli di un nobile della corte di Maria Antonietta e trovarsi nel bel mezzo della Rivoluzione. Immagina che esperienza interessante dovrebbe essere.
alanx
19/01/2008 00:40
 
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Re:
alanparsonx, 18/01/2008 0.46:

specialmente mettersi nei panni di un popolano o meglio ancora in quelli di un nobile della corte di Maria Antonietta e trovarsi nel bel mezzo della Rivoluzione. Immagina che esperienza interessante dovrebbe essere.



bè questo è vero in quegli anni chiunque poteva finire alla ghigliottina e secondo alcuni la rivoluzione francese causò 2 milioni di morti

leggi qui che è interessante:
http://www.culturanuova.net/storia/2.rivoluzionefrancese.php

la Rivoluzione è stata un gradioso tentativo di sradicare il Cristianesimo dalla vita concreta

che cosa è davvero stata
La Rivoluzione Francese non è stata solo ed essenzialmente un tentativo di democratizzazione della vita politica francese (abbattimento dell'assolutismo e partecipazione popolare alla gestione del potere), e nemmeno un avvicendamento, brusco, di alcune classi sociali (la borghesia) ad altre (la nobiltà e il clero).
La Rivoluzione Francese è stata, nella sua componente egemonica, un primo, grandioso ed organico tentativo di sostituire il Cristianesimo come riferimento culturale della vita pubblica, con una nuova visione totalizzante della realtà, che poneva al centro una soggettività umana concepita in termini di antropocentrismo e di razionalismo.
Non si capirebbe altrimenti perché la Rivoluzione si sia occupata tanto di fornire una nuova concezione della realtà, di tipo totalizzante, attivando al contempo la prima grande ondata persecutoria anticristiana dai tempi di Diocleziano.

un problema etico: era legittimo?
a) è lecita una rivoluzione?
Possiamo ricordare che un grande pensatore come Tommaso d'Aquino non nega, in linea di principio che una rivoluzione possa essere giusta, se

a)il regime da rovesciare è effettivamente e gravemente oppressivo
b)vi sono ragionevoli probabilità che
la rivoluzione riesca
e provochi una quantità di morti e di violenze nettamente minore di quanto non avverrebbe lasciando indisturbata la tirannide.
b) era giusta quella rivoluzione?
<< da un lato

il Cristianesimo non preferisce la monarchia alla repubblica (vi è indifferente: dipende da caso a caso, tant'è che nel Basso Medioevo fioriscono le democrazie comunali);
e infatti l'Ancien Régime non si era certo dimostrato come propizio al Cristianesimo (lo era molto meno del medioevo): si pensi al gallicanesimo di Luigi XIV, col suo tentativo di assoggettare la Chiesa allo stato. L'assolutismo era nato in contrapposizione alla tradizione cristiana, che privilegiava le autonomie regionali e una maggior distribuzione del potere.
Esistevano oggettive ingiustizie sociali (per quanto non economicamente maggiori di quelle esistenti oggi, nelle società capitalistiche. Oggi nel mondo il 20% della popolazione dispone dell'80% della ricchezza; ad esempio in Venezuela il 90% della ricchezza è nelle mani dell'8% della popolazione; si vedano i grafici comparativi);
esisteva una arretratezza di rappresentatività politica (però va detto che la democrazia può funzionare se ve ne sono le condizioni: o in uno stato piccolo, o in presenza di informazione e di istruzione).
>> d'altro lato


Croce vandeana:
la Vandea insorse
contro la Rivoluzione
in nome della fede.la teoria che ispirò la Rivoluzione Francese fu un illuminismo anticristiano, e un progetto di riplasmazione radicale della società e dell'uomo basato su valori anticristiani di antropocentrismo e di razionalismo.
la classe che la guidò fu la parte più individualistica della borghesia e dell'aristocrazia, animata da rapacità economica più che ideali di bene comune del genere umano.
la Rivoluzione fu un fenomeno oggettivamente violento (la Chiesa vi conobbe la prima PERSECUZIONE dal 313)
secondo Chaunu la Rivoluzione Francese ha causato 2 milioni di morti
si pensi solo alla Vandea (secondo di R.Secher, vi sono stati almeno 120.000 morti per repressione violenta da parte dei repubblicani)
equivoci da sfatare
anche per questo gli slogans della Rivoluzione vanno esaminati con senso critico:

la libertà (LIBERTE', espressa nella formula di "poter fare tutto ciò, che non nuoce ad altri", non limitandone la libertà) è stata intesa in senso di rottura di legami; in un senso cioè anticomunitario e antisolidaristico;
l'eguaglianza (EGALITE') è stata intesa come eguaglianza su un piano "naturale" (o meglio naturalistico), col motivo che la vera natura è davvero identica in tutti gli individui: ma questo è un equivoco, dato che sul piano naturale, naturalisticamente inteso, i più forti prevalgono sui deboli e li sopraffanno. Nella realtà di fatto, segnata dal peccato originale, è solo un principio superiore alla natura, cioè la carità, che consente di vedere gli altri come fratelli, come appartenenti a un medesimo Corpo.
la fraternità (FRATERNITE'), specie nel periodo di prevalenza giacobina, è stata affermata come grossolano cameratismo, o almeno come acritico accodamento a una collettività, che azzera la persona, il suo senso critico e la sua coscienza.
esposizioneesposizionecause
cause remote
Nel contesto di complessiva deriva antropocentrica della civiltà europea, in particolare di quella occidentale, si era giunti nel '700 a una progressiva affermazione di principi razionalistici, che riducevano sempre più il fattore religioso e i valori gerarchico-comunitari dalla vita pubblica. L'illuminismo fu il movimento culturale che guidò tale processo, e il dispotismo illuminato fu la sua applicazione politica in molti stati europei. La Francia però fu uno dei pochi stati a non conoscere una esperienza di dispotismo illuminato, pur ospitando i fermenti più spinti della cultura illuministica (da Voltaire a Diderot, da Rousseau a D'Holbach, da Montesquieu a D'Alembert).

Si verifica dunque questo paradosso: la Francia è epicentro di un Illuminismo particolarmente, ma il suo regime politico è tra i più distanti da tale cultura. Con categorie storicistiche qualcuno direbbe: la Francia era la più progredita dal punto di vista culturale, e la più arretrata dal punto di vista politico. In realtà questo modo di intendere le cose è presuntuoso: chi stabilisce quale sia il progresso? E prima ancora: che cosa sia il progresso e perché il meglio stia sempre col nuovo? Di fatto il '900 ha smentito come fallace la pretesa storicistica che il nuovo sia automaticamente meglio dell'antico: i regimi totalitari che lo hanno funestato con oltre 100 milioni di morti (tra le due guerre mondiali e i vari lager e gulag) pretendevano appunto di rappresentare "il nuovo", rompendo i ponti con la tradizione.

In ogni caso il regime politico francese era ormai una anomalia nel contesto europeo, in cui le istanze dell'individualismo borghese trovavano sempre più spazio politico, appunto col dispotismo illuminato. Mancava d'altra parte una cultura che giustificasse i valori gerarchico-comunitari su cui si basava l'Ancien Régime, di cui d'altronde non si possono negare anche i lati effettivamente negativi.

Vanno perciò relativizzate le cause socio-economiche, al cui riguardo non si può dire che vi fosse in Francia una situazione di particolare ingiustizia sociale, con un "popolo" sfruttato al punto tale da non avere altra prospettiva di quella di un rovesciamento violento del regime. E infatti la tesi della rivoluzione, figlia della povertà è da tempo superata (si vedano alcuni dati e grafici in proposito).

cause prossime
Vi era comunque in Francia una situazione di difficoltà economica e finanziaria:

L'economia, pur in crescita sui tempi lunghi, subiva sul breve periodo una situazione di crisi:

ci fu un pessimo raccolto nel 1788,
con un aumento del prezzo del pane (50% annuo: si verificano tumulti contro il carovita),
e una crescita della disoccupazione,
e le finanze statali erano in deficit. Comunemente si vedono le cause di tale deficit

il mancato introito per i privilegi di nobilità e clero, che erano sostanzialmente esenti dal pagamento delle imposte,
e nelle spese di corte, incluse le ingenti spese che la Francia sostenne per appoggiare la rivoluzione americana.
Di fatto, nel 1788, il bilancio prevedeva entrate per 505 milioni e uscite per 630. Il Re tentò invano di attuare delle riforme, valendosi della collaborazione del Turgot prima, del Necker (nel 1781 e nel 1788), del Calonne e di Loménie de Brienne poi: infatti l'opposizione di influenti settori dei ceti cosiddetti privilegiati bloccè i tentativi dei due ministri.

Anche per questo il Re, al momento della convocazione degli Stati Generali, pensava alla nobiltà e al clero come a delle controparti, piuttosto che come a degli alleati, il che spiega la sua scelta di raddoppiare il numero dei rappresentanti del Terzo Stato.

tappe principali
La Rivoluzione Francese conobbe tre fasi principali:

Una fase iniziale (dall'estate del 1789 all'estate 1792), parzialmente legalitaria, in cui sembrò attuarsi un compromesso tra le istanze di cambiamento e la monarchia. Venne approvata una nuova Costituzione, che prevedeva una monarchia parlamentare e per qualche tempo parve che la situazione potesse stabilizzarsi. Ma le richieste rivoluzionarie non si fermavano mai, e andavano prendendo una piega sempre più corrosivamente anticristiana: a questo punto il Re rompe, sostanzialmente, benché mai formalmente, col processo innovativo, che diviene così esplicitamente rivoluzionario.
Una fase estremistica (dal 10 agosto 1792 al 27 luglio 1794). Il fatto scatenante fu la guerra, ingenuamente voluta dal Re e dai girondini, contro vari stati europei coalizzati per abbattere il nuovo regime: la situazione di emergenza così creatasi legittimò i più palesi sovvertimenti dei diritti umani: gli oppositori (reali o presunti) vengono massacrati in proporzioni inaudite, mentre la Francia precipitava nel caos.
Una fase finale, di (relativa) maggior moderazione (dal 27 luglio 1794 fino al 9 novembre 1799). In effetti la precedente situazione di continua insicurezza per la propria vita, un vero e proprio inferno sulla terra, non poteva a lungo essere sopportata e perciò, non appena la minaccia esterna delle potenze europee coalizzate venne meno, il regime terroristico dei giacobini fu rovesciato e si instaurò un nuovo regime, più moderato ma pur sempre repubblicano e anticristiano, espressione sociale soprattutto degli strati più alti della borghesia francese. Da notare che questa stessa ultima tappa della Rivoluzione, pur più moderata del periodo giacobino, non riuscì a stabilizzare la situazione: le forze eversive, una volta evocate, non arrestano la loro danza dionisiaca, e per anni la Francia e l'Europa saranno sconvolte dalla violenza imperialista di Napoleone, degno frutto della Rivoluzione.

Maggiori dettagli nella pagina sulla cronologia della Rivoluzione.

la rivoluzione e la Chiesa
La Rivoluzione è stata un fenomeno violentemente anticristiano.
Non si è limitata a togliere dei privilegi (giuridici) di cui il Clero godeva, ciò che si potrebbe ancora chiamare separazione della Chiesa dallo Stato: anzi ha sottomesso la Chiesa allo Stato, come se essa fosse una sua sezione, un suo apparato, rendendo il clero una categoria di funzionari statali.
Non si è limitata a confiscare beni economici del Clero, ciò che, entro certi limiti poteva apparire come condizione di ridistribuzione della ricchezza: anzi la ricchezza confiscata alla Chiesa andò spesso nelle mani della ricca borghesia.
Ma ha preteso di ingerirsi della vita interna alla Chiesa, ad esempio sopprimendo alcuni ordini religiosi, e pretendendo un giuramento di fedeltà allo Stato.
Ha distrutto Chiese e conventi, molti dei quali, come la Cattedrale di Cluny, erano vere e proprie opere di altissimo interesse artistico, ha profanato con furia reliquie e oggetti sacri ai credenti.
Più ancora, ha perseguitato e ucciso in proporzioni massicce, sacerdoti, suore, religiosi e semplici fedeli, che avevano il solo torto di essere cristiani, fedeli alla Chiesa fondata da Cristo.
Per maggiori dettagli si può vedere la pagina su la Rivoluzione e la Chiesa



tyzyanas

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I fantasmi di Versailles
alan tu la conoscevi questa storia io no ma quando l'ho letta qui http://www.aleff.it/archivio/morte/morte13.htm mi ha un poco impressionata:

I fantasmi di Versailles
Una delle più famose e quasi certamente più controverse storie di fantasmi del secolo scorso, fu quella che ebbe come scenario il Piccolo Trianon a Versailles, nel 1901. Protagoniste dell' 'avventura' furono due amiche, due insegnanti inglesi, miss Annie Moberly e miss Eleanor Jourdan, in visita a Parigi. Il caso fu aspramente criticato dalla Società Inglese, la S.P.R., e non lo riferiremmo se nel corso degli anni che seguirono non fossero giunte nuove relazioni di visitatori del parco che confermarono e avvalorarono il resoconto delle due amiche. Era il 10 Agosto del 1901 e le due signorine in visita a Versailles imboccarono un vasto viale per giungere fino al Petit Trianon, se non che, non conoscendo la strada, presero un sentiero laterale pensando di abbreviare il tragitto. Giunsero a un punto da cui partivano tre sentieri, in uno di essi "...vi erano tre guardiani molto dignitosi, con lunghe casacche di un verde spento e piccoli cappelli a tricorno". Chiesero loro quale fosse la strada e loro risposero di proseguire.
Fu a questo punto che furono prese da uno stato di profonda depressione, una sensazione di malessere e di inquietudine. Lungo il sentiero trovarono dei fabbricati rustici, degli arnesi agricoli sparsi per terra, un vecchio aratro, e poi incontrarono altri due guardiani, nella stessa uniforme dei precedenti, che le invitarono di nuovo a proseguire. Davanti a una casa isolata c'erano due donne in abbigliamento inconsueto. Attraversarono un bosco nel quale videro un chiosco chiaro presso il quale era seduto un uomo avvolto in un mantello con un largo cappello a falde, brutto e rozzo. Poi improvvisamente comparve - e altrettanto improvvisamente disparve- un uomo dai lunghi capelli ricciuti, avvolto anche lui in un ampio mantello, che le consigliò di "... ne pas passer par là, mais par ici cherchez la maison " . Le due amiche seguirono la direzione consigliata e giunsero infine al Giardino Inglese di fronte al Petit Trianon. Seduta sull'erba miss Moberly vide una signora con un foglio fra le mani (forse un disegno), un grande cappello bianco e una lunga ampia veste. Il silenzio e l'immobilità del luogo erano opprimenti. Un giovane dall'aspetto di un lacché, le avvertì che per entrare nell'edificio dovevano voltare verso il Giardino Francese. All'ingresso principale incontrarono finalmente una allegra comitiva, si unirono al gruppo e disparve il senso di oppressione.

Solo qualche giorno dopo le due amiche riparlarono della faccenda, ed ammisero che nell'insieme forse vi era stato qualcosa di strano. Alla fine dello stesso anno Miss Jourdan tornò a Versailles e tentò di rifare il percorso fatto in Agosto con l'amica, ma non ritrovò né il "chiaro chiosco" né corrispondeva il piccolo Temple de l'Amour, né altre zone del giardino. Miss Jourdan ritornò a Versailles anche nel 1903, e nel 1904 rifece l'itinerario insieme a Miss Moberly, ma tutto era cambiato. Nel 1911 pubblicarono un libro "An adventure" in cui narrarono le loro vicende, suggerendo l'ipotesi di avere "vissuto in un tempo precedente", all'epoca di Maria Antonietta. Il libro ebbe un grande successo. Dal 1911 al 1955 furono pubblicate cinque edizioni e numerose ristampe, fino a che una erede, proprietaria dei diritti d'autore, non permise che nuove edizioni fossero pubblicate in inglese, essendo giunta alla conclusione che vi erano delle spiegazioni naturali alle apparizioni delle due amiche. Ma altri episodi sono accaduti al Petit Trianon nel corso degli anni. Nel 1928 altre due signore, la professoressa Clare Burrow e la sua ex-allieva Ann Lambert, percorrendo per caso la prima parte dell'itinerario seguito dalla Moberly e dalla Jourdain, provarono lo stesso senso di depressione e a un certo punto incontrarono un guardiano in lunga casacca verde e cappello a tricorno che alle loro domande rispose in un dialetto incomprensibile e subito scomparve. Non avevano mai letto il libro "An Adventure".
Un altro caso fu riferito da un avvocato londinese e sua moglie. Era il 21 Maggio 1955. II cielo era nuvoloso e la moglie dell'avvocato si sentiva inesplicabilmente depressa. Non avevano più visto nessuno da quando avevano lasciato il Grande Trianon. Ad un tratto incrociarono una donna fra due uomini. Li colpì il colore giallo brillante dell'abito della donna che era ampio e lungo fino a terra. Gli uomini erano vestiti con lunghe giacche nere le cui falde, dietro, arrivavano quasi alle ginocchia. Avevano scarpe nere con fibbia, e cappelli neri. Poi, con loro sorpresa, non li videro più.
Altri casi sono stati riferiti, nel 1938, nel 1949, entrambi abbastanza ben documentati. Il caso del Piccolo Trianon mantiene a tutt'oggi tutto il suo mistero. Le spiegazioni fondate sulla suggestione e l'allucinazione sono tutto sommato abbastanza superficiali e anche se l'esperienza ci insegna di diffidare delle ambiguità e del valore delle testimonianze, non possiamo nemmeno impedirci di pensare a come persone diverse in epoche diverse abbiano potuto ricostruire i medesimi luoghi irreali con tutta l'apparenza della realtà. Il caso di Versailles, per quanto la cosa possa sembrare discutibile, ha interessato e ancora interessa gli studiosi di un intero secolo, che hanno compiuto indagini storiche e testimoniali che si riferiscono anche ad episodi che sembra siano accaduti già alla fine dell' '800.
Una interpretazione presa poco in considerazione e che ci sembra opportuno citare, è quella di un fenomeno conosciuto con il nome di Psicoscopia (o Psicometria d'ambiente) . Secondo una teoria ipotizzata da due studiosi (Buchanan e Denton), ogni avvenimento lascerebbe una traccia nell'ambiente circostante. Questo fenomeno sembra già stato notato nell'antichità. Pausania racconta che, ancora 400 anni dopo la battaglia di Maratona, si udivano in quella pianura nitriti di cavalli e frastuoni di guerra,. Il famoso psicoanalista Gustav Jung riferisce, in un suo libro di memorie, che una notte del 1924, mentre dormiva nella Torre di Bellingen, in Svizzera, si svegliò per il rumore di risa, suoni di fisarmonica e grida di folla, sebbene i dintorni della località fossero assolutamente deserti e silenziosi. Seppe poi che lì appresso, nel medioevo, si radunavano i montanari che andavano ad arruolarsi in Italia.
Suggestione, allucinazione, manifestazioni di entità disincarnate, apparizioni di defunti o di viventi, tracce e brandelli di avvenimenti lasciati come trine o tele di ragno nel luogo in cui il fatto è accaduto...Esperienze tra le più antiche dell'Umanità, fonti di favole e leggende, ancora rimangono un mistero.

tyzyanas

http://www.chatrobotics.com/home.htm
21/01/2008 23:16
 
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mah probabilmente il fatto dei fantasmi di versailles sarà una leggenda metropolitana però è curioso che molta gente si interessa a tali cose fino al punto di studiarle da come ho trovato a questo sito che vorrebbe darne una spiegazione:

leggi anche tu alan:

http://www.aleff.it/archivio/parapsicologia/06.htm

Archivio: Parapsicologia
La Psicoscopia


di Carlo M. Trajna
Come è noto, il vecchio termine "psicometria", considerato poco appropriato perchè voleva dire "misura della facoltà trascendentale dell'anima" e perché ingenerare confusione col diverso significato che ha in psicologia, è stato oggi sostituito da "psicoscopia".
"Definisce il fenomeno per cui un sensitivo, toccando un oggetto, "ne 'vede' la storia e può descrivere gli episodi cui l'oggetto è stato presente".
Fu scoperto nel 1840 da un neurologo americano, Joseph Rhodes Buchanan, che nel 1885 pubblicò le sue esperienze in un libro famoso, "La psicometria, alba di una nuova civiltà"; esprimendo la convinzione che "il passato è sepolto nel presente, che esiste una realtà mentale accanto alla realtà fisica e che vi sono fossili mentali, ossia residui mentali del passato, così come vi sono fossili minerali". La psicoscopia può essere utile nelle indagini poliziesche, ed è spesso il motivo per cui il pubblico ne sente parlare. La psicoscopia viene sempre considerata un fenomeno di retrocognizione, cioè di chiaroveggenza di eventi del passato. Quando riguarda il futuro si chiama in causa la cosiddetta "chiaroveggenza tattile", nella quale si suppone che il sensitivo, tramite l'oggetto "induttore", attinga le sue informazioni dell'inconscio di una persona che è stata in contatto con l'oggetto. In tal modo non si limitano all'epoca del contatto, ma possono anche spaziare nel futuro.
Applicando alla psicoscopia il modello psicotemporale vedremo che il sensitivo può attingere delle informazioni relative ad eventi ai quali l'oggetto è stato o sarà presente, ragion per cui l'ipotesi della chiaroveggenza tattile diviene superflua: restando ovviamente indispensabile per eventi ai quali l'oggetto non è mai stato e mai sarà presente.
Varie sono le spiegazioni che gli studiosi hanno proposto per spiegare la psicoscopia. Vi è chi ritiene che sempre si tratti di chiaroveggenza tattile. Vi è chi pensa che l'oggetto rappresenti un semplice "appoggio", che abbia cioè la funzione della sfera di cristallo. Vi è chi sostiene l'ipotesi della impregnazione psichica, secondo la quale ogni avvenimento lascerebbe una traccia nell'ambiente. E vi è infine chi suppone l'esistenza, nella materia, di una sorta di psichismo inconscio e quindi, in qualche modo, di una memoria con la quale il sensitivo potrebbe ottenere un contatto.
Quest'ultima ipotesi sta alla base del modello psicotemporale, e in definitiva rispecchia una delle varie forme con le quali, secondo Ugo Dèttore, si ritiene "che la realtà sia un tutto unico, indipendente dallo spazio e dal tempo, e che quindi ognuno dei suoi aspetti, per quanto limitati, possa virtualmente condurre alla conoscenza di tutti gli altri. Da questo punto di vista la telepatia e la chiaroveggenza, sia nello spazio, sia nel tempo, sarebbero un unico fenomeno: un contatto diretto con vari aspetti della realtà".

Il modello psicotemporale
Per inserire in questo modello la psicoscopia bisogna considerarla di due tipi, a seconda che il sensitivo operi intenzionalmente oppure no.
Se il fenomeno è causale e non intenzionale, va considerata come psicoscopia kappa: cioè un fenomeno telepatico di tipo kappa, in cui lo psichismo dell'oggetto invia spontaneamente dei segnali informativi, che vengono captati da un sensitivo.
Se invece il sensitivo opera in campo internazionale, va considerata come psicoscopia gamma: cioè come un fenomeno telepatico di tipo gamma, in cui il sensitivo sollecita lo psichismo di un oggetto ad inviargli una certa informazione.
Lo psichismo di un oggetto è immerso nella estemporalità.
La eotemporalità, o tempo della t del fisico, "chiamata così da EOS, la dea greca dell'alba, è la più semplice forma di tempo continuo. E' la realtà temporale dell'universo astronomico della materia dotata di massa. E' stata descritta anche come il tempo della pura successione.
E' un tempo continuo, ma non diretto, che non fluisce, a cui non possono essere applicate le nostre idee di presente, futuro e passato". Così la definisce J.T. Fraser.
Perciò in entrambi i tipi sopra considerati si deve supporre che lo psichismo in un oggetto emetta dei segnali senza alcuna percezione della propria distanza temporale della psiche del percipiente; e che sia la percezione che di questa distanza ha il sensitivo, che è immerso nella nootemporalità, a determinare l'iter temporale di questi segnali.
La nootemporalità, o tempo noetico, "è la realtà temporale della mente umana matura. E' caratterizzata da una chiara distinzione tra futuro, passato e presente: da orizzonti futuri e passati illimitati, e dal presente mentale, con i suoi orizzonti temporali che mutano in funzione dell'attenzione".
Fra le due temporalità prevale dunque quella del percipiente, il quale è da ritenersi in ogni caso parte attiva del fenomeno.
Anche se lo psichismo dell'oggetto è impregnato di cariche emozionali provenienti dalla psiche umana e dunque originariamente connesse con alterazioni della velocità del tempo psichico di chi le ha prodotte, resta comunque nella eotemporalità. A questa va attribuita la velocità della t del fisico lapalissianamente uguale ad un'unità di tempo per ogni unità di tempo, e dunque unitaria: affinchè la sensazione che ne ha la psiche sia uguale a zero, in accordo con Fraser, secondo il quale la eotemporalità è continua ma non fluisce.

La psicoscopia kappa
Nella psicoscopia kappa, se il precipiente ha una velocità del tempo psichico inferiore a quella del tempo fisico (cioè, ad esempio, è assorto in riflessioni impegnative), il rapporto è negativo, per ciò il segnale gli perviene con anticipo e concerne il futuro dell'oggetto.
Se invece ha una velocità del tempo interiore maggiore di quella del tempo fisico (cioè, ad esempio, si abbandona all'immaginazione), il rapporto risulta positivo, perciò il segnale gli perviene con ritardo e concerne il passato dell'oggetto.
Caratteristica della psicoscopia kappa è che il sensitivo rievoca e descrive gli episodi con distacco, senza prendervi parte. I raps psicofonici sono un tipico esempio di psicoscopia kappa associata alla psicocinesi. La loro esperienza conferma che i segnali psicoscopico si adeguano allo stato di coscienza che trovano nell'operatore, cioè alla sua percezione inconscia della distanza temporale che lo separa dallo psichismo del registratore. I segnali emessi da quello psichismo vengono infatti captati con anticipo o con ritardo rispetto alla loro emissione, a seconda che la velocità di flusso del tempo interiore del percipiente risulti minore, maggiore o uguale rispetto a quella dello psichismo del registratore.
Nella psicoscopia kappa la funzione dell'oggetto è sovente rappresentata dall'ambiente. Un esempio tipico di psicoscopia kappa ritardata, cioè concernente il passato, può essere identificata nel caso detto del Trianon.

La psicoscopia gamma
Quando il segnale viene emesso dallo psichismo dell'oggetto in conseguenza di un segnale di sollecito, ne ripercorre lo stesso iter temporale. I segnali seguono allora gli stessi percorsi temporali che si generano nella telepatia gamma. E' come se il sensitivo si immedesimasse con lo psichismo dell'oggetto e gli prestasse, per così dire, la propria nootemporalità: come se percepisse la distanza temporale quale potrebbe valutarla l'oggetto della nootemporalità fosse dotato.
Se il sensitivo che intenzionalmente prende in mano un oggetto vi si immedesima, e si pone in una stato di coscienza in cui la velocità del suo tempo interiore è minore della velocità del tempo fisico (cioè, ad esempio, è assorto in riflessioni impegnative), il segnale di sollecito emesso dal percipiente perviene in anticipo allo psichismo dell'oggetto; il segnale di risposta, che percorre lo stesso iter temporale, compensa l'anticipo con un uguale ritardo e perciò giunge al sensitivo istantaneamente. Ma l'informazione è aggiornata sino ad eventi che per il percipiente appartengono al passato.
Un esempio classico di questa psicoscopia gamma anticipata, che attinge gli eventi del passato, ci può riconoscere nelle celebri esperienze condotte dal medico tedesco Gustav Pagenstecher con una sua paziente, la Signora Maria Reyes de Zierold, la quale descriveva vicende del passato collegate con gli oggetti che venivano fatti toccare. La sensitiva, in stato di trance profonda (altra condizione che può diminuire la velocità del tempo psichico), si immedesimava nell'oggetto al punto da parlare in prima persona, talora con vera e propria partecipazione emotiva. La genuinità di quei fenomeni venne riconosciuta in una relazione che nel 1922 il Dr. W.F. Prince pubblicò sul Giornale della Società Americana per la Ricerca Psichica.
Se invece nel sensitivo che tiene in mano l'oggetto e vi si immedesima, la velocità del tempo interiore è maggiore di quella del tempo fisico (cioè, ad esempio se si abbandona all'immaginazione) il suo segnale di sollecito perviene in ritardo allo psichismo dell'oggetto, e il segnale di risposta che ripercorre lo stesso iter temporale compensa il ritardo con un uguale anticipo, e perciò giunge al sensitivo istantaneamente. Ma l'informazione in questo caso è aggiornata sino ad eventi che per il percipiente appartengono al futuro.
Un esempio tipico di questa psicoscopia gamma ritardata, che attinge il futuro dell'oggetto, può ravvisarsi nei cosiddetti "esperimenti a sedia vuota", quando fra le procedure del sensitivo vi è il toccamento della sedia, come nel celebre esperimento di Eugenio Osty col veggente Pascal Forthuny. L'opinione corrente è che se le informazioni riguardanti la persona che si disporrà su quella sedia appartengono al suo futuro, si deve chiamare in causa l'ipotesi dell'oggetto induttore secondo la quale il sensitivo attinge le sue informazioni dall'inconscio della persona. E nel caso dell'esperimento a sedia vuota questa opinione sembra corretta, perché la sedia viene a contatto con la persona in un tempo determinato e non si può immaginare che la stessa persona tornerà a sedervi in futuro.
Ma in altri casi il modello psicotemporale consente, come abbiamo visto, una interpretazione diversa e tale da consentirci di definire la psicoscopia come il fenomeno per cui un sensitivo capta da un oggetto, toccando, delle informazioni relative a episodi a cui l'oggetto è stato o sarà presente.



tyzyanas

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personalmente non credo che la scienza ufficiale dia molto credito a tali teorie.
tali convinzioni si basano sulla presunzione che la mente umana sia sfruttata solo per una parte e quindi sia limitata delle sue potenzialità, e che questi fenomeni anomali e controversi, qualora esistano davvero, possano essere frutto dell'attivazione spontanea o controllata di tali "poteri" latenti della mente,
ma fatto sta che salvo poche persone che asseriscono tali tesi non pare che queste situazioni siano effettivamente sperimentabili e riproducili da tutti e quindi non scientificamente dimostrabili.
alanx
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