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PARTE 2
Wade alzò gli occhi dal libro, inorridito. Questo, dunque, riservava il futuro all' umanità.
Guardò dove fosse finito il Commissario e vide Castlemould sprofondato nella poltrona, che rigirava fra le mani la scatola di biscotti con aria concentrata. Riprese a leggere e cercò di finire in fretta il brano. Diede un' occhiata all' orologio.
Doveva andarsene, ormai, il tempo della crononave stava per scadere. Prese qualche rapido appunto, chiuse il libro, andò a rimetterlo a posto e si avvicinò alla scrivania.
"Me ne vado" annunciò.
Le labbra di Castlemould ebbero un tremito incontrollato.
"Così presto?" disse, cercando di mettere un tono di minaccia nelle sue parole. I suoi occhi erravano nella stanza come se cercassero qualcosa. "Ah!" disse. Posò delicatamente la scatola di biscotti e si alzò. "Cosa ne direste di un brindisi alla vena?" chiese.
"Soltanto un goccio prima di andarvene."
"Che cosa?" disse Wade.
"Un brindisi alla vena."
Wade sentì la mano del Commissario posarsi sul braccio.
"Sedete" disse Castlemould in tono di forzata allegria.
Wade sedette. "Non corro pericolo" pensò Gli lascio il cibo e si addolcirà subito."
Il vecchio stava ora spingendo da un angolo della stanza una specie di carrello piuttosto ingombrante e carico di strumenti. Sull' orlo del piano, da un apparecchio simile al quadrante di un centralino telefonico, pendevano dei sottili tubi ciascuno dei quali terminava in un ago piuttosto grosso.
"Questo è il nostro modo di..." Il Commissario si guardò intorno come un venditore di fotografie pornografiche, "...bere" finì a bassissima voce. Wade lo guardò scegliere dei tubicini. "Ora datemi la mano" disse il Commissario.
"Ma, fa male?"
"Mannò, mannò" disse il vecchio. "Non c'è da aver paura."
Prese la mano di Wade e gli iniettò l' ago nel palmo.
Il dolore durò un attimo.
"Potrebbe..." Wade cominciò. Poi si sentì invaso da una liquida corrente soporifica, da una specie di blanda estasi.
"Non fa bene?" chiese l' Alto Commissario.
"E' così che si beve da voi?"
Castlemould conficcò l' ago nel proprio palmo.
"Non tutti possono permettersi un apparecchio così costoso e raffinato" disse con orgoglio. "Questo apparecchio per iniezione nelle vene mi è stato regalato dal Governatore dello Stato, come ricompensa per l' aiuto che prestai nell' assicurare alla Giustizia la famigerata Pom-Gang."
Wade si sentiva come in un delizioso letargo. "Ancora un momento e poi me ne vado" pensò. "Pom-Gang?" chiese.
Castlemould si appoggiò sul bracciolo di un' altra poltrona.
"E' l' abbreviazione... di Pomodoro Gang. Una banda di famigerati criminali che cercavano di coltivare delle piante di Pomodoro su vasti appezzamenti di terra!"
"E' mostruoso!" esclamò Wade.
"Eh, sì. Fu un affare molto serio."
"Già... sì... mi sembra di averne avuto abbastanza, ora, di questo brindisi..."
"Sarà meglio cambiarlo un pò" disse Castlemould, andando a trafficare con tubicini e levette.
"No grazie" disse Wade.
"Come lo trovate?" chiese Castlemould.
Wade socchiuse gli occhi e scosse con forza la testa, per togliersi quell' annebbiamento.
"Ne ho avuto abbastanza" disse. "Mi sento tutto stordito."
"Ma questo come vi pare?" chiese Castlemould.
Wade si sentiva pervaso da un intenso e dolcissimo calore. Sembrava che un fuoco benefico gli scorresse nelle vene, e la testa gli girava. "Basta!" disse, cercando di alzarsi.
"Che ne dite?" disse Castlemould, estraendo la siringa dalla propria mano.
"Basta, basta!" gridò Wade.
Cercò di tirar fuori la siringa dal palmo, ma le dita erano ormai insensibili. Crollò sulla poltrona.
"Spegnetelo" disse, e la voce gli uscì quasi impercettibile.
"E questo?" gridò Castlemould. Wade ebbe la sensazione che un serpente di fuoco gli scivolasse nel corpo, e tutto il il suo sistema nervoso fu squassato da una tempesta di spasmi.
Cercò senza riuscirci, di muoversi. Era ormai inerte, quasi in stato comatoso, quando Castlemould si decise a staccare i tubicini, e allora si afflosciò sulla poltrona. L' ago scintillante pendeva ancora dal palmo della mano, gli occhi erano socchiusi, lucidi e fissi.

Un rumore. La mente ancora inebetita cercò di localizzarlo. Sembrava che il cervello fosse schiacciato tra grosse pietre roventi. Infine Wade aprì gli occhi. La camera la vedeva confusamente, come se ci fosse la nebbia. I piani degli scaffali sembravano rincorrersi l' un l' altro, e i dorsi dei libri galleggiavano,vorticavano e infine scorrevano via in un flusso rapido e tumultuoso. Wade scosse il capo. Il cervello gli sballonzolò dentro come una pallina.
La nebbia che gli ottenebrava la mente si dileguò a poco a poco, e allora gli apparve la figura di Castlemould seduto alla scrivania.
Il vecchio stava mangiando. Era quasi piegato in due e la sua faccia aveva un' espressione ispirata e sinistra, come se stesse eseguendo qualche selvaggio rito tribale. Gli occhi erano ipnoticamente incollati al cibo sparso sul panno. Era in "trance". Il thermos gli batteva contro i denti. Lo teneva fra le dita adunche e tutto il suo corpo rinsecchito fremeva, mentre la fresca bevanda gli scendeva in gola. Poi fece schiocchiare le labbra voluttuosamente, posò il recipiente e si tagliò un' altra fetta di carne in scatola mettendola in mezzo a due biscotti. Le mani tremanti portarono il tramezzino fino alle labbra lucide di saliva. Diede un gran morso e prese a masticare rumorosamente. Gli occhi emettevano bagliori di orgasmo.
La faccia di Wade si contorse per la nausea. Si drizzò sulla poltrona, a guardare il vecchio.
Castlemould intanto, mentre mangiava, si era messo davanti delle fotografie e le contemplava estasiato; le mascelle si muovevano rabbiosamente; gli occhi scintillavano. Dava uno sguardo a quel che stava per mangiare e poi, mentre masticava fissava le fotografie.
Wade cercò di muovere le braccia, dure e pesanti come tronchi.
Facendosi forza, cercò di mettere una mano sopra l' altro e infine riuscì ad estrarre l' ago dal palmo, con un sospiro rauco. Il Commissario non lo sentì, era praticamente in stato di incoscienza, tutto preso in quella sua orgia oculare e papillare.
Wade cercò di muovere le gambe. Sembrava che non fossero le sue. Si rese conto che se si fosse alzato sarebbe caduto come un birillo. Cercò di piantarsi le unghie nel palmo delle mani, ma da principio non provò nessuna sensazione; poi gradatamente, il dolore venne, come se qualcosa si fosse acceso nel suo cervello sciogliendo quel torpore paralizzante.
Con gli occhi, intanto, non abbandonava Castlemould. Il vecchio era scosso da violenti sussulti, ora inghiottendo ingordamente un boccone, ora trattenendone un' altro in bocca, rotolandoselo lentamente da guancia a guancia; era esattamente, pensò Wade, come se stesse facendo l' amore con quello che mangiava.
Cercò disperatamente di tornare in sè. Doveva riprendersi ad ogni costo
Castlemould aveva intanto "posseduto" fino in fondo la scatola di biscotti. Ora stava godendosi le briciole:
dopo essersi inumnidito di saliva il dito, le raccoglieva, le contemplava e se le metteva in bocca. Quando fu ben sicuro che non rimaneva più niente, prese il thermos e lo scolò. Quando fu vuoto lo tenne ancora sospeso sopra la bocca avida. Le ultime gocce caddero - tac tac tac - sui denti, scivolarono sulla lingua e scesero in gola.
Con un lungo sospiro rimise giù il thermos, e guardò un' ultima volta le fotografie, ansimando pesantemente.
Poi le spinse via con un gesto da ubriaco e si sprofondò nella poltrona. Fissava la scrivania, la scatola vuota, il barattolo e il thermos con uno sguardo velato, ottuso. Si passò sconsolatemente il dito sulla bocca. Dopo pochi minuto la testa gli cadde in avanti e l' Alto Commissario si mise a russare rumorosamente facendo rimbombare tutta la stanza.
L' orgia era finita.
Wade cercò di liberarsi dall' intontimento. Avanzò barcollando sul pavimento. Gli pareva di camminare sul ponte di una nave sbattuta dalla tempesta e dovette fermarsi più volte a prendere fiato prima di arrivare alla scrivania. Il vecchio continuava a dormire. Wade fece il giro del tavolo appoggiandosi ai bordi. La stanza gli ruotava intorno.
Si portò con fatica alle spalle del vecchio, si afferrò saldamente alla spalliera della poltrona, e chiuse gli occhi, esausto, per trenta secondi. Quando li riaprì, notò le fotografie sparse sul piano della scrivania senza capire cosa fossero.
Erano ritratti di cibo. Una testa di cavolo, un tacchino arrosto, una torta di panna e cioccolato, un vassoio di formaggi, un minestrone fumante, una zucca. In qualche fotografia c' erano donne seminude che avevano in mano foglie d' insalata, piccoli pomodori, olive, banane; avevano la stessa espressione delle antiche dee pagane.
"Dio mio" mormorò Wade. "Dio mio... devo andar via..."

Era giunto a metà strada fra la scrivania e la porta, quando gli venne in mente che non aveva la minima idea di dove fosse la sua crononave. Si fermò a percorrere con la punta del piede i disegni del tappeto orientale mentre Castlemould continuava a russare.
Poi tornò indietro e si andò ad accovacciare, ancora un pò stordito, di fianco alla scrivania.
Nell' ultimo in basso trovò quello che cercava; uno strano tubo che rassomigliava ad una pistola. Lo prese
"Alzatevi" ordinò con rabbia, dando dei colpi sulla testa del vecchio.
"Aaahh!" gridò Castlemould, cercando di tirarsi su.
Il suo stomaco urtò lo spigolo del tavolo. Ricadde pesantemente sulla poltrona senza quasi poter respirare.
"Alzatevi!" ripetè Wade.
Castlemould lo guardò con occhi attoniti. Cercò di sorridere, e una briciola di biscotto gli cadde dalle labbra.
"Statemi a sentire giovanotto..."
"Zitto! Dovete riportarmi alla mia crononave!"
"Aspettate, aspettate un momento."
"E alla svelta!"
"Non toccate quell' arnese" lo ammonì Castlemould. "E' pericoloso."
"Ci speravo proprio" disse Wade. "Così adesso vi alzate e mi portate alla vostra macchina."
Castlemould gli si buttò quasi ai piedi.
"Giovanotto, è..."
"Oh smettetela, vecchio idiota! Portatemi alla vostra macchina e pregate che non prema questo pulsante."
"No, non fatelo!"
L' Alto Commissario si rialzò, andò a piccoli passi verso la porta, ma a mezza strada si fermò di colpo.
Si piegò in due con una smorfia di dolore e lo stomaco cominciò a ribellarsi per le violenze ricevute.
"Oh! Quel c... meraviglioso... cibo" mormorò desolatamente.
"Spero proprio che vi venga il più fenomenale mal di pancia della storia" disse Wade spingendolo avanti. "Ve lo siete meritato." Il vecchio si premette il ventre. "Ohhh!" gemette. "Lasciatemi stare."
Uscirono nel corridoio. Castlemould si diresse quasi correndo verso una porta, si aggrappò alla maniglia.
"Sto per morire!" annunciò.
Wade continuò: "Perchè vi fermate? Avanti, ho fretta!"
Castlemould, senza rispondergli, aprì la porta e si precipitò dentro. Wade stava per riagguantarlo quando capì che l' altro non stava cercando di scappare: era solo una stanza da bagno. Tornò sulla porta e qui attese che l' Alto Commissario avesse finito di vomitare l' anima.
Finalmente il vecchio riapparve, malfermo sulle gambe, il volto pallido e contratto. Chiuse la porta e vi si appoggiò contro, sfinito.
"Ve lo siete proprio meritato" disse Wade.
"State zitto" implorò il vecchio. "Potrei ancora morire."
"Su, andiamo."
Erano in macchina.
L' Alto Commissario, che nel frattempo sembrava essersi un pò rimesso, aveva preso il volante. Wade stava seduto all' altra estremità del sedile anteriore e teneva l' arma puntata al petto di Castlemould.
"Chiedo scusa per..." incominciò il Commissario.
"Guidate!"
"No, dico solo che mi rincresce a mostrarmi inospitale,"
"Zitto!"
Il volto del vecchio si contrasse. "Giovanotto" disse, cambiando tono. "Vi piacerebbe guadagnarvi un bel mucchio di soldi?"
Wade sapeva già che cosa l' altro avrebbe risposto, ma chiese ugualmente: "In che modo?"
"E' semplicissimo."
"Portandovi del cibo" finì Wade.
Il volto di Castlemould s' irrigidì. "E con questo?" disse piagnucoloso. "Che cosa ci sarebbe di male?"
"Avete una bella faccia tosta, a farmi certe proposte" disse Wade.
"No, cercate di capire, giovanotto. Figlio mio..."
"Piantatela!" disse Wade, nauseato. "Pensate al gabinetto di casa vostra e chiudete il becco!"
"Sentite, figliolo," insistette l' Alto Commissario, "é successo soltanto perchè non ci sono abituato. Ma adesso io..." la faccia ebbe un lampo di rinnovata concupiscenza, "so com' è..."
La macchina svoltò ad un incrocio. Wade vide subito laggiù, in fondo, la crononave.
"E allora dimeticatevelo" disse, senza perdere d' occhio Castlemould.
Il Commissario sembrava disperato. Le sue dita scarne si strinsero ancor di più al volante. Il piede sinistro batteva nervosamente sul pavimento della macchina. "Siete sicuro che non cambierete idea?"
disse in tono d' improvvisa minaccia.
Castlemould non disse più niente, si limitò a guardare la strada con quei suoi occhi piccoli e scaltri.
La macchina scivolò accanto alla sfera e si fermò.
"Dite agli agenti che dovete esaminare la crononave" gli disse Wade.
"E se non lo facessi?"
"Qualunque cosa venga fuori da questo arnese, ve la pigliereste in pieno stomaco."
Castlemould sorrise un pò forzatamente, e i poliziotti si avvicinarono.
"Ehi, che diavolo... Oh, Eccellenza!" disse il primo, fattosi di colpo ossequioso.
"Possiamo esservi utili?" chiese il secondo, togliendosi il berretto con un largo sorriso.
"Voglio fare un' ispezione... là dentro" disse Castlemould. "Devo controllare una certa cosa."
“Sissignore, certo” disse il primo poliziotto.
“Mi metto quest’ arma in tasca”, mormorò Wade.
L’ Alto commissario non disse più niente. Si stavano avvicinando alla crononave.
Castlemould snnunciò a voce alta: “Entro io per primo, può darsi che sia pericoloso”.
Tra i poliziotti corse un mormorio di ammirazione per il suo coraggio. Le labbra di Wade ebbero un fremito. Stava già pregustando il momento in cui avrebbe dato al vecchio una secca pedata, spedendolo in mezzo alla strada.
Le ossa del Commissario scricchiolarono rumorosamente nella scalata d’ ingresso della crononave. Si arrampicò borbottando di piolo in piolo, serrando i denti. Wade gli diede un’ ultima spinta e si godette il rumore del ripugnante vecchio che entrava in collisione con il pavimento di acciaio.
Poi toccò a lui entrare: cercò di tirarsi con la sola mano libera, poichè l’ altra, infilata in tasca, stringeva il calcio della pistola.
Ma con una mano sola non ce la faceva, doveva aiutarsi con tutte e due. Si aggrappò ai montanti, e con uno scatto saltò nell’ interno a ginocchia piegate. Fu questione di un attimo: Castlemould, rapido come un cobra, infilò la destra nella tasca di Wade e la ritirò stretta attorno all’ arma.
“Aaahh, aaahh!” la sua voce stridula vibrò nella piccola cabina.
Wade si schiacciò contro la paratìa. In quell’ oscurità, intravedeva a stento il vecchio. “E adesso cosa credete di fare!” disse. Per un attimo, i denti di resina del Commissario scintillarono nel buio.
“Dovete portarmi via” disse Castlemould. “Vengo con voi.”
“C’è posto per una sola persona, a bordo.”
“E allora sarò io ad andarmene.”
“Voi non siete capace di manovrare i comandi.”
“Me lo insegnerete voi.”
“E se non lo facessi?”
“Vi ridurrei in cenere.”
Wade riflettè un istante. “E se ve lo dico?” disse.
“Rimarrete qui finché non sarò di ritorno.”
“Non vi credo.”
“Dovete credermi, giovanotto” gridò l’ Alto Commissario. “Su, presto. Adesso ditemi come si manovra questo coso.”
Wade si toccò la tasca. “Fermo!” lo ammonì Castlemould.
“Devo pur consultare il foglio delle istruzioni, no?”
“Va bene, ma attento a non fare scherzi. Che sia proprio il foglio delle istruzioni. eh? E poi datelo a me, senza fare storie.”
“Non ci capireste una parola.”
Wade infilò la mano in tasca.
“Che cosa avete lì?” disse Castlemould. “Quello non è un foglio.”
“E’ una tavoletta di cioccolata” Wade pronunciò le parole con sadica lentezza. “Una spessa, dolce, cremosa tavoleta di ciccolata.”
“Datemela!”
“Certo, Commissario! Eccola qui, prendetela!”
La smania, l’ avidità, la frenesia della gola perdettero Castlemould: il vecchio fece un balzo istintivo verso Wade con la mano tesa, ma nel buio incespicò, l’ arma gli cadde di mano. Wade fu pronto ad afferrarlo per il collo e per il fondo dei pantaloni.
Gettò fuori con violenza l’ Alto Commissario Castlemould attraverso il portello circolare, e il vecchio finì a gambe levate sulla strada.
Si udirono delle grida. I poliziotti erano terrorizzati. Wade buttò fuori anche la tavoletta di cioccolata.
“Brutto porcaccione!” gridò, e scoppiò in una gran risata vedendo la tavoletta rimbalzare sulla fronte corrugata di Castlemould.
Poi si precipitò a chiudere il portello.
Girò il volano finchè la paratìa fu chiusa ermeticamente, poi schiacciò il pulsante e si assicurò le cinghie di sicurezza. Moriva dal ridere pensando a Castlemould, che stava probabilmente raccontando qualche storia arzigogolata sulla tavoletta di cioccolata per potersela tenere.
Un attimo dopo, nell’ incrocio dove la crononave si era fermata, non c’ era più niente, solo un filo di fumo acre. Si sentiva soltanto il lamento pietoso e agghiacciante di un vecchio affamato.


La crononave si fermò con una piccola scossa. La porta si aprì e Wade balzò fuori. Fu subito circondato da una piccola folla di scienziati e studenti festosi, che venivano correndo dalla sala di controllo.
“Ehi!” disse un amico dandogli una gran manata sulla schiena. “Ce l’ hai fatta!”
“Naturalmente.” disse Wade, con un sorrisetto modesto e infinitamente presuntuoso.
“Bisogna festeggiare” disse l’ amico. “Stasera facciamo un grande banchetto, vedrai. Avrai la bistecca più enorme che ti sia mai capitata. Ehi, ma che ti prende?”

Il professor Wade era violentemente arrossito.
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[Modificato da alanparsonx 12/03/2005 20.57]

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