00 19/01/2008 00:40
Re:
alanparsonx, 18/01/2008 0.46:

specialmente mettersi nei panni di un popolano o meglio ancora in quelli di un nobile della corte di Maria Antonietta e trovarsi nel bel mezzo della Rivoluzione. Immagina che esperienza interessante dovrebbe essere.



bè questo è vero in quegli anni chiunque poteva finire alla ghigliottina e secondo alcuni la rivoluzione francese causò 2 milioni di morti

leggi qui che è interessante:
http://www.culturanuova.net/storia/2.rivoluzionefrancese.php

la Rivoluzione è stata un gradioso tentativo di sradicare il Cristianesimo dalla vita concreta

che cosa è davvero stata
La Rivoluzione Francese non è stata solo ed essenzialmente un tentativo di democratizzazione della vita politica francese (abbattimento dell'assolutismo e partecipazione popolare alla gestione del potere), e nemmeno un avvicendamento, brusco, di alcune classi sociali (la borghesia) ad altre (la nobiltà e il clero).
La Rivoluzione Francese è stata, nella sua componente egemonica, un primo, grandioso ed organico tentativo di sostituire il Cristianesimo come riferimento culturale della vita pubblica, con una nuova visione totalizzante della realtà, che poneva al centro una soggettività umana concepita in termini di antropocentrismo e di razionalismo.
Non si capirebbe altrimenti perché la Rivoluzione si sia occupata tanto di fornire una nuova concezione della realtà, di tipo totalizzante, attivando al contempo la prima grande ondata persecutoria anticristiana dai tempi di Diocleziano.

un problema etico: era legittimo?
a) è lecita una rivoluzione?
Possiamo ricordare che un grande pensatore come Tommaso d'Aquino non nega, in linea di principio che una rivoluzione possa essere giusta, se

a)il regime da rovesciare è effettivamente e gravemente oppressivo
b)vi sono ragionevoli probabilità che
la rivoluzione riesca
e provochi una quantità di morti e di violenze nettamente minore di quanto non avverrebbe lasciando indisturbata la tirannide.
b) era giusta quella rivoluzione?
<< da un lato

il Cristianesimo non preferisce la monarchia alla repubblica (vi è indifferente: dipende da caso a caso, tant'è che nel Basso Medioevo fioriscono le democrazie comunali);
e infatti l'Ancien Régime non si era certo dimostrato come propizio al Cristianesimo (lo era molto meno del medioevo): si pensi al gallicanesimo di Luigi XIV, col suo tentativo di assoggettare la Chiesa allo stato. L'assolutismo era nato in contrapposizione alla tradizione cristiana, che privilegiava le autonomie regionali e una maggior distribuzione del potere.
Esistevano oggettive ingiustizie sociali (per quanto non economicamente maggiori di quelle esistenti oggi, nelle società capitalistiche. Oggi nel mondo il 20% della popolazione dispone dell'80% della ricchezza; ad esempio in Venezuela il 90% della ricchezza è nelle mani dell'8% della popolazione; si vedano i grafici comparativi);
esisteva una arretratezza di rappresentatività politica (però va detto che la democrazia può funzionare se ve ne sono le condizioni: o in uno stato piccolo, o in presenza di informazione e di istruzione).
>> d'altro lato


Croce vandeana:
la Vandea insorse
contro la Rivoluzione
in nome della fede.la teoria che ispirò la Rivoluzione Francese fu un illuminismo anticristiano, e un progetto di riplasmazione radicale della società e dell'uomo basato su valori anticristiani di antropocentrismo e di razionalismo.
la classe che la guidò fu la parte più individualistica della borghesia e dell'aristocrazia, animata da rapacità economica più che ideali di bene comune del genere umano.
la Rivoluzione fu un fenomeno oggettivamente violento (la Chiesa vi conobbe la prima PERSECUZIONE dal 313)
secondo Chaunu la Rivoluzione Francese ha causato 2 milioni di morti
si pensi solo alla Vandea (secondo di R.Secher, vi sono stati almeno 120.000 morti per repressione violenta da parte dei repubblicani)
equivoci da sfatare
anche per questo gli slogans della Rivoluzione vanno esaminati con senso critico:

la libertà (LIBERTE', espressa nella formula di "poter fare tutto ciò, che non nuoce ad altri", non limitandone la libertà) è stata intesa in senso di rottura di legami; in un senso cioè anticomunitario e antisolidaristico;
l'eguaglianza (EGALITE') è stata intesa come eguaglianza su un piano "naturale" (o meglio naturalistico), col motivo che la vera natura è davvero identica in tutti gli individui: ma questo è un equivoco, dato che sul piano naturale, naturalisticamente inteso, i più forti prevalgono sui deboli e li sopraffanno. Nella realtà di fatto, segnata dal peccato originale, è solo un principio superiore alla natura, cioè la carità, che consente di vedere gli altri come fratelli, come appartenenti a un medesimo Corpo.
la fraternità (FRATERNITE'), specie nel periodo di prevalenza giacobina, è stata affermata come grossolano cameratismo, o almeno come acritico accodamento a una collettività, che azzera la persona, il suo senso critico e la sua coscienza.
esposizioneesposizionecause
cause remote
Nel contesto di complessiva deriva antropocentrica della civiltà europea, in particolare di quella occidentale, si era giunti nel '700 a una progressiva affermazione di principi razionalistici, che riducevano sempre più il fattore religioso e i valori gerarchico-comunitari dalla vita pubblica. L'illuminismo fu il movimento culturale che guidò tale processo, e il dispotismo illuminato fu la sua applicazione politica in molti stati europei. La Francia però fu uno dei pochi stati a non conoscere una esperienza di dispotismo illuminato, pur ospitando i fermenti più spinti della cultura illuministica (da Voltaire a Diderot, da Rousseau a D'Holbach, da Montesquieu a D'Alembert).

Si verifica dunque questo paradosso: la Francia è epicentro di un Illuminismo particolarmente, ma il suo regime politico è tra i più distanti da tale cultura. Con categorie storicistiche qualcuno direbbe: la Francia era la più progredita dal punto di vista culturale, e la più arretrata dal punto di vista politico. In realtà questo modo di intendere le cose è presuntuoso: chi stabilisce quale sia il progresso? E prima ancora: che cosa sia il progresso e perché il meglio stia sempre col nuovo? Di fatto il '900 ha smentito come fallace la pretesa storicistica che il nuovo sia automaticamente meglio dell'antico: i regimi totalitari che lo hanno funestato con oltre 100 milioni di morti (tra le due guerre mondiali e i vari lager e gulag) pretendevano appunto di rappresentare "il nuovo", rompendo i ponti con la tradizione.

In ogni caso il regime politico francese era ormai una anomalia nel contesto europeo, in cui le istanze dell'individualismo borghese trovavano sempre più spazio politico, appunto col dispotismo illuminato. Mancava d'altra parte una cultura che giustificasse i valori gerarchico-comunitari su cui si basava l'Ancien Régime, di cui d'altronde non si possono negare anche i lati effettivamente negativi.

Vanno perciò relativizzate le cause socio-economiche, al cui riguardo non si può dire che vi fosse in Francia una situazione di particolare ingiustizia sociale, con un "popolo" sfruttato al punto tale da non avere altra prospettiva di quella di un rovesciamento violento del regime. E infatti la tesi della rivoluzione, figlia della povertà è da tempo superata (si vedano alcuni dati e grafici in proposito).

cause prossime
Vi era comunque in Francia una situazione di difficoltà economica e finanziaria:

L'economia, pur in crescita sui tempi lunghi, subiva sul breve periodo una situazione di crisi:

ci fu un pessimo raccolto nel 1788,
con un aumento del prezzo del pane (50% annuo: si verificano tumulti contro il carovita),
e una crescita della disoccupazione,
e le finanze statali erano in deficit. Comunemente si vedono le cause di tale deficit

il mancato introito per i privilegi di nobilità e clero, che erano sostanzialmente esenti dal pagamento delle imposte,
e nelle spese di corte, incluse le ingenti spese che la Francia sostenne per appoggiare la rivoluzione americana.
Di fatto, nel 1788, il bilancio prevedeva entrate per 505 milioni e uscite per 630. Il Re tentò invano di attuare delle riforme, valendosi della collaborazione del Turgot prima, del Necker (nel 1781 e nel 1788), del Calonne e di Loménie de Brienne poi: infatti l'opposizione di influenti settori dei ceti cosiddetti privilegiati bloccè i tentativi dei due ministri.

Anche per questo il Re, al momento della convocazione degli Stati Generali, pensava alla nobiltà e al clero come a delle controparti, piuttosto che come a degli alleati, il che spiega la sua scelta di raddoppiare il numero dei rappresentanti del Terzo Stato.

tappe principali
La Rivoluzione Francese conobbe tre fasi principali:

Una fase iniziale (dall'estate del 1789 all'estate 1792), parzialmente legalitaria, in cui sembrò attuarsi un compromesso tra le istanze di cambiamento e la monarchia. Venne approvata una nuova Costituzione, che prevedeva una monarchia parlamentare e per qualche tempo parve che la situazione potesse stabilizzarsi. Ma le richieste rivoluzionarie non si fermavano mai, e andavano prendendo una piega sempre più corrosivamente anticristiana: a questo punto il Re rompe, sostanzialmente, benché mai formalmente, col processo innovativo, che diviene così esplicitamente rivoluzionario.
Una fase estremistica (dal 10 agosto 1792 al 27 luglio 1794). Il fatto scatenante fu la guerra, ingenuamente voluta dal Re e dai girondini, contro vari stati europei coalizzati per abbattere il nuovo regime: la situazione di emergenza così creatasi legittimò i più palesi sovvertimenti dei diritti umani: gli oppositori (reali o presunti) vengono massacrati in proporzioni inaudite, mentre la Francia precipitava nel caos.
Una fase finale, di (relativa) maggior moderazione (dal 27 luglio 1794 fino al 9 novembre 1799). In effetti la precedente situazione di continua insicurezza per la propria vita, un vero e proprio inferno sulla terra, non poteva a lungo essere sopportata e perciò, non appena la minaccia esterna delle potenze europee coalizzate venne meno, il regime terroristico dei giacobini fu rovesciato e si instaurò un nuovo regime, più moderato ma pur sempre repubblicano e anticristiano, espressione sociale soprattutto degli strati più alti della borghesia francese. Da notare che questa stessa ultima tappa della Rivoluzione, pur più moderata del periodo giacobino, non riuscì a stabilizzare la situazione: le forze eversive, una volta evocate, non arrestano la loro danza dionisiaca, e per anni la Francia e l'Europa saranno sconvolte dalla violenza imperialista di Napoleone, degno frutto della Rivoluzione.

Maggiori dettagli nella pagina sulla cronologia della Rivoluzione.

la rivoluzione e la Chiesa
La Rivoluzione è stata un fenomeno violentemente anticristiano.
Non si è limitata a togliere dei privilegi (giuridici) di cui il Clero godeva, ciò che si potrebbe ancora chiamare separazione della Chiesa dallo Stato: anzi ha sottomesso la Chiesa allo Stato, come se essa fosse una sua sezione, un suo apparato, rendendo il clero una categoria di funzionari statali.
Non si è limitata a confiscare beni economici del Clero, ciò che, entro certi limiti poteva apparire come condizione di ridistribuzione della ricchezza: anzi la ricchezza confiscata alla Chiesa andò spesso nelle mani della ricca borghesia.
Ma ha preteso di ingerirsi della vita interna alla Chiesa, ad esempio sopprimendo alcuni ordini religiosi, e pretendendo un giuramento di fedeltà allo Stato.
Ha distrutto Chiese e conventi, molti dei quali, come la Cattedrale di Cluny, erano vere e proprie opere di altissimo interesse artistico, ha profanato con furia reliquie e oggetti sacri ai credenti.
Più ancora, ha perseguitato e ucciso in proporzioni massicce, sacerdoti, suore, religiosi e semplici fedeli, che avevano il solo torto di essere cristiani, fedeli alla Chiesa fondata da Cristo.
Per maggiori dettagli si può vedere la pagina su la Rivoluzione e la Chiesa



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